Il racconto che segue è uno strano racconto, quasi sperimentale, direi. Innanzitutto è un racconto nato dalla tentazione di provare un genere a me non familiarissimo. Ho voluto cioè lasciarmi tentare da uno stile puramente descrittivo.
“Che significa?” chiederete voi. Per “stile descrittivo” intendo quello Tolkieniano, cioè un modo di scrivere che riesce a racchiudere nelle parole delle sensazioni pur parlando solo di un’immagine. Mi rendo conto che il discorso si fa un po’ astratto, ma, se avete letto “Il Signore degli Anelli”, dovreste avere almeno intuito di cosa parlo. In questo libro (tre libri, a dire il vero) Tolkien spesso si abbandona a lunghissime descrizioni dei paesaggi che gli eroi attraversano, spesso senza che niente accada durante il viaggio. Leggendolo io rimasi piuttosto stupefatto: Tolkien era infatti in grado di catturare l’attenzione per pagine e pagine senza far in effetti accadere nulla nel suo racconto! Eppure non si pativa mai la noia, anzi… Era davvero coinvolgente, come se si viaggiasse con i protagonisti, come se si potessero osservare i paesaggi non solo con i propri occhi, ma addirittura con quelli di un pittore. Tali descrizioni sapevano non solo far immaginare i luoghi, ma addirittura portavano con sé le sensazioni che si poteva avere guardandoli.
Ora, io, come mi pare di aver già detto, non sono Tolkien, quindi non penso di poter far altrettanto, ma tale stile mi affascina e volevo provarlo in maniera un po’ più estensiva. Dico più estensiva perché non è che le descrizioni siano totalmente assenti nei miei racconti; in quelli di “LineaGothica” le tinte cupe dei paesaggi sono certamente co-protagoniste delle strane conversazioni delle figure “umane” e anche in racconti più antichi, come quello di Luna, il paesaggio fa da prominente sfondo a tutte le situazioni sottolineando e rafforzando le sensazioni del momento. Qui però volevo fare di più. Volevo inserire in una serie piuttosto “animata” un momento completamente privo di azione che però conservasse la stessa carica emotiva. Il personaggio di Caron riesce infatti a esprimere meglio il suo tormento durante le battaglie ed era quindi una sfida riuscire a raccontare le sue emozioni con un racconto interamente “paesaggistico”. Come dicevo, quindi, il racconto è piuttosto sperimentale e dall’esito incerto, sarete solo voi a poter dire se ho raggiunto lo scopo.
Secondariamente credo che sia d’obbligo fare una riverenza a ciò che ha ispirato l’intero racconto: curiosamente, è un cartone animato >_<. So che oramai vi siete abituati a questa nobilissima fonte filosofica a cui attingo, quindi non volevo deludere le vostre aspettative. In questo caso, però, l’ispirazione viene da una serie che di certo ha poco a che fare con il feeling del racconto e in generale della saga di Caron: Hokuto no Ken (qui forse meglio conosciuto come “Ken il guerriero”). Più precisamente il racconto nel suo “stratagemma narrativo” è mutuato quasi integralmente dalla sigla di coda del primo film d’animazione dedicato a questa serie. Addirittura per lungo tempo mi sono chiesto se, ancor più di tutte le altre ispirazioni, qui non mi fossi spinto al punto del plagio… Alla fine ho però votato a mio favore: se infatti lo “strumento” usato è pressoché identico, il messaggio è profondamente diverso… Non c'è modo di spiegarvi oltre questa storia senza rivelarvi il piccolo mistero che avvolge il racconto, quindi vi lascio un indirizzo di Youtube con il video da vedere DOPO aver letto il racconto:


Per ora direi che ho versato abbastanza parole per introdurre quello che Caron mai avrebbe pensato di celebrare, cioè……
...Il Funerale della Lama.