Quello che vi apprestate a leggere (o che avete già letto, se siete come me e leggete le PREfazioni DOPO il racconto) è un racconto che è stato a lungo decantato nella mia mente. Direi che questo e “Funeral of Rose” sono nati praticamente assieme, anche se li separa parecchio tempo nella stesura. L’origine di questa storia è ancora una volta da cercare in una musica; in questo caso si tratta di “Devils Never Cry” che ha fatto da colonna sonora al gioco “Devil May Cry 3”. Sul gioco in se stesso non posso dire molto: era carino e mi è piaciuto, ma nulla di particolare. La sua colonna sonora, tuttavia, era ed è tutt’ora spettacolare. Non solo il ritmo è stato davvero travolgente al punto quasi di ficcarmi in testa a forza le immagini che ho poi usato per il racconto, ma anche le sue parole (benché interpretate con una manica piuttosto “larga”) sono state massime di grande ispirazione. Curiosamente, tale musica doveva essere scritta per il protagonista del gioco che è un simpatico ed audace sbruffone figlio di un demone diventato buono e di un’umana dal cuore d’oro; è inutile dire che questa immagine ha ben poco a che vedere con la mia cupa cacciatrice (a parte forse i natali anch’essi inconsueti) eppure le parole, forse un po’ esagerate per il personaggio originale, hanno finito per aderire bene anche a Caron.
Grazie a questa musica, mi è stato possibile svelare un paio di aspetti della nostra Traghettatrice che altrimenti avrebbero potuto rimanere nascosti per sempre. Innanzitutto questo racconto è diverso dagli altri poiché la battaglia di Caron in esso descritta, pur non mancando di una buona dose di “autolesionismo”, è molto più calda e rabbiosa rispetto a molte altre raffigurazioni, andando così a ripescare il feeling di “Funeral of Words”, in modo da rendere chiaro che il peso della colpa che Caron porta non è solo un macigno che la schiaccia, ma anche una potente molla che le dà la forza di affrontare i suoi nemici. In secondo luogo nello scrivere questo racconto ho avuto anche la possibilità di porre l’accento su un aspetto di Caron che forse era rimasto un po’ in ombra: lo spirito combattivo della bella Cacciatrice. Mi sono accorto infatti che, nonostante le scene di battaglia non manchino mai nei racconti, spesso sono (giustamente) non un semplice resoconto delle tecniche usate, ma un crogiolo di pensieri che da lì partono per andare altrove, magari pensando a eventi passati (come in Funeral of Summer). Di come combatta davvero Caron e cosa pensi durante gli scontri, di cosa la animi, a parte in Funeral of Words non c’era davvero traccia e quel racconto rimane comunque un po’ a sé stante proprio per la particolarità dell’avversario e della situazione.
Con questo racconto non viene meno la tristezza che ammanta la Traghettatrice, ma ho voluto mettere davvero in luce quanto per lei questa vita fatta di lame e battaglie sia sì una tortura, ma “Una Tortura che la rende forte” come dice appunto la canzone. Come tristezza e determinazione si mischino per fare di Caron non solo una letale macchina da guerra (cosa che era già ai tempi della sua servitù), ma una vera e propria Furia che con tutta la sua forza persegue un sogno… anche se è un sogno di certo non scintillante e cavalleresco.
Per finire, in questo brano ho voluto riprendere un altro aspetto toccato nell’Ouverture; lì infatti avevo tentato di descrivere come la forza di Caron derivasse soprattutto dalla determinazione, dalla abnegazione e avevo quindi cercato di spiegare anche come fosse giunta a questa forza, per mettere in chiaro che non è stato un tocco di bacchetta magica a renderla forte, ma un lungo percorso in cui la forza è stata conquistata con la sofferenza. In questo scritto, ritorno su questo tema per chiarirne la profondità, per mostrare fino a che punto Caron è disposta a sacrificarsi pur di raggiungere il suo obiettivo. In un certo senso, Caron pone tra i nemici del suo desiderio persino se stessa e, pur di essere fedele alla sua caccia, non ha paura di vivere senza futuro, di pensare a centrare il bersaglio prima ancora che a vedere una nuova alba. Per questo non ha alcun timore di danzare al suono della Marcia per…

...Il Funerale del Domani.