… Messenger from Paradise…
Part 2

-Soundtrack: Nothing Compares to you

“Ecco a voi” Disse piuttosto freddamente il gelataio, un uomo con un accenno di barba sulle guance ed un pizzetto nero sul mento, mentre passava i due coni nelle mani del giovane che, a sua volta, ne porse uno alla ragazza.
“Tieni e… gustiamocelo, oramai l’estate è finita e presto farà troppo freddo per i gelati!” Senza replicare, Luna prese il gelato e, dopo avergli dato uno sguardo perplesso, ne assaggiò timidamente un pezzo “Allora, è buono?” Ma dalla ragazza non uscì un suono, mangiava il gelato in silenzio con uno sguardo assolutamente indecifrabile, fissando il cono forse per non incontrare lo sguardo degli altri. John fu per un attimo sorpreso dalla mancanza di reazioni e per un attimo rimase a bocca aperta, senza saper cosa fare, ma poi decise di non arrendersi “Preferivi un altro gusto?”… Niente…
“Scusate, signori…. Potreste andare a finire la consumazione altrove? Mi state allontanando i clienti…” Apostrofò sempre freddo l’uomo dall’altra parte del banco. Il professore lo guardò per un attimo, inarcando un sopracciglio un poco irritato da quella scortesia, un poco incredulo di ciò che aveva appena sentito, poi decise che aveva cose più importanti a cui pensare e si riprese
“Sì, certo. Andiamo su quella panchina, forza” Poi tornò all’uomo “Ecco a lei” Fece estraendo dalla tasca un paio di banconote stropicciate
“No, no, prego, offre la casa, ma andate adesso e, possibilmente, scegliete una panchina un po’ più lontana…” John ancora una volta inarcò il sopracciglio, poi, rinunciando a capire, concluse con un ironico “Grazie tante” e, smontando dallo sgabello, portò Luna a una panchina un poco più distante.
“Che tipo! Chissà che gli era preso a quel gelataio, eh?” Interloquì il giovane, più per cercare di sbloccare la situazione che per vero interesse nella faccenda
“Se rimanevo lì, nessuno ci sarebbe più andato …” Rispose Luna freddamente, come se fosse cosa di tutta normalità.
“Come scusa?”
“…Non avete notato che lungo il tragitto non c’era una persona che fosse una intorno a noi, come non ce ne sono adesso?” Replicò continuando a mangiare il gelato più per cortesia che per vera voglia
“Be’, adesso che me lo fai notare…”
“Chi crede che sia la causa?”
“Oh… Scusa, mi dispiace, ti sto mettendo in imbarazzo con i tuoi amici? Forse qui non è una cosa per bene che un professore offra un gelato a un’alunna, vero?” Disse l’insegnante credendo di aver infine trovato la causa di tutto quell’imbarazzo nelle convenzioni dell’alta borghesia, a lui sconosciute. La ragazza si voltò a guardarlo, gelida
“… Anche lei si diverte molto a prendermi in giro, con rispetto parlando, vero professore?…” John, stupito, spalancò gli occhi
“Co… Cosa? No io…. Ah uffa, non ci sto capendo niente! Mi vuoi dire cosa sta succedendo?” disse flettendo la voce in una giocosa disperazione. Lei rimase un poco ammaliata da quel fare così inadeguato per un professore e per un attimo il suo volto si colorò di un’espressione, poi tornò come sempre
“E’ sicuro di essere un insegnante?… Non ha ancora capito che qui tutti mi evitano come la peste?” John tornò serio, con uno sguardo calmo e rassicurante negli occhi
“E c’è una ragione particolare per questo o lo fanno solo perché sei molto bella?…” Luna arrossì alla frase, non aspettandosela, ma poi si ricordò che ben presto, come sempre, quelle gentilezze si sarebbero trasformate in scherno e fece finta di non aver sentito
“Vado meglio di loro a scuola” Rispose minimizzando all’inverosimile il problema per concludere la conversazione il più presto possibile.
“Quanto meglio?…” Fece lui sorridente, appoggiando il capo sulla mano destra, reclinandolo leggermente sul lato dandogli uno sguardo furbo e penetrante. La ragazza prese quella frase e quell’espressione per una sfida e, come era abituata a fare, si fece seria e determinata e rilanciò
“…Mi faccia una domanda…”
“ Ok, in che anno si concluse la guerra di indipendenza?” Lo sguardo di Luna si fece inquisitore
“Continua a prendermi in giro? Quello lo ha spiegato oggi in classe…” John si risollevò dalla sua posa meditativa e rise divertito
“Ah, allora stavi attenta! Pensavo che non stessi seguendo, avevi sempre il capo chino sul banco e non l’hai alzato una volta… Ma suppongo che quello che stessi scrivendo… Non fossero appunti, dico bene?” Luna sospirò e con aria per niente colpevole rispose sicura
“No, non lo erano…”
“Non hai altro da dire a tua discolpa?”
“…No…”
“Va bene – fece lui divertito e sorridente – Allora ti perdonerò se risponderai alla mia prossima domanda… E’ di filosofia, sei pronta?” Lei accennò col capo e altrettanto fece lui “Quali sono le tematiche principali di Schopenhauer?” Luna tacque, fissando il professore, seduto davanti a lei… John la fissò negli occhi profondi e sorrise più profondamente, un poco divertito da quel silenzio… Poi pensò che forse aveva fatto male a scegliere subito una domanda a cui non avrebbe saputo rispondere e fece per scusarsi, pensando di averla offesa con quello scherzo. Proprio allora, tuttavia, la ragazza ruppe il silenzio
“Schopenhauer vede la vita come priva di felicità, riconoscendo all’uomo la condizione naturale e permanente della sofferenza, poiché, essendo l’uomo dotato di volontà, egli desidera ed essendo il desiderio per definizione la tensione verso qualcosa che però non si ha, l’uomo è reso infelice, o meglio disperato. Il piacere o la gioia non sono sentimenti positivi, ma negativi, nel senso che entrambi sono la negazione di uno stato naturale, non uno stato di per sé, in questo caso essi sono l’estinzione della disperazione solo per un breve periodo e sono per tanto stati passeggeri, mentre la disperazione è permanente… Schopenhauer colloca un ulteriore stato che può dirsi intermedio che è la noia, cioè quella condizione che si raggiunge quando il desiderio raggiunto, dopo aver portato piacere lascia l’uomo senza obbiettivi e quindi in uno stato di nulla…”
“Ehi! Ma Schopenhauer lo si studia al più presto in quarta!”
“… Già…” Commentò solo la ragazza
“E tu come mai sei così avanti con il programma?”
“Mi spiace, ma gli argomenti che studio una volta li imparo subito e poi mi annoio a rileggerli a meno che non siano davvero interessanti, come Schopenhauer, appunto…”
“Aah… Sicché Schopenhauer sarebbe un ripasso… Dove sei arrivata allora?”
“Pirandello…”
“Pirandello?! Ma è uno scrittore italiano, non è nemmeno nel programma!”
“…Gli autori americani sono un po’ noiosi… preferisco gli europei…”
“Be’, sei decisamente originale… Oltre che preparata…”
“Adesso dice così, ma tra qualche giorno si sarà già stancato di sentirmi blaterare a vanvera e comincerà a girarmi al largo come fanno tutti gli altri… Lo so…” Disse Luna colta da un momento di disperazione per l’inevitabile
“E perché dovrei mai fare una cosa tanto stupida?”
“Perché anche lei si accorgerà che sono una ragazza che non vale nulla e che è capace solo di essere disprezzata dai suoi compagni…” John la guardò con occhi dolci, poi sospirò
“Sei una ragazza intelligentissima, ma ogni tanto anche tu dici qualche sciocchezza… Non c’è niente che non vada in te… Hai solo una forte propensione per lo studio, una cosa che i giovani in questa età vedono come una qualità negativa… Dimostra loro di essere una ragazza che sa anche apprezzare i lati più allegri della gioventù e non solo i libri. Dimostra loro che sai anche correre e saltare e non solo stare china sui libri. Frequenta con loro i centri sportivi e vedrai che la cosa cambierà…” Lei lo guardò completamente disillusa… Poi gli lasciò il gelato, liberandosi le mani e senza dire nulla, si mise in equilibrio in piedi sullo schienale della panchina e… Si lasciò cadere. Luna volteggiò due, tre, quattro volte, poi con un salto avvitato girò su se stessa e atterrò guardando nuovamente in direzione della panchina. Balzò una volta, facendo passare la gamba perfettamente tesa all’altezza del volto con un’azione circolare, non appena toccò terra balzò ancora continuando a girare su se stessa, poi ancora una volta e per finire slanciò la gamba frontalmente facendo arrivare il ginocchio contro la sua spalla, gamba sempre distesa, e si fermò in quella posizione, trattenendo la gamba con l’aiuto della mano, aspettando la reazione del giovane. John la guardò, decisamente stupito e passò qualche istante di imbarazzante silenzio, poi
“Cavoli… Sei fortunata ad indossare i calzoncini sotto la gonna… Altrimenti…” Luna abbassò la gamba, arrossendo vistosamente e tornò a sedersi, riprendendosi il gelato e facendo finta di niente “Be’ io proprio non capisco… Sei intelligente, sei una ginnasta provetta, sei anche molto simpatica, che cosa ci dovrebbe essere che non va in te secondo i tuoi compagni?”
“So fare troppe cose bene per esistere sul serio, così hanno arbitrariamente deciso che era meglio se cessavo di esistere nella loro realtà…” John di fece serio… Il suo sguardo era comprensivo e paterno, ma allo stesso tempo vicino a lei come un amico
“Sinceramente… Credo che abbiano tutto da perderci… E’ da molto che va avanti?”
“Più di un anno…” Rispose come fosse una cosa normale
“Non deve essere stato piacevole…”
“No, per niente… Ora se mi vuole scusare, io andrei. Di solito questo è il momento in cui comincio a diventare antipatica a tutti, quindi, se non le dispiace, prenderò per detti tutti gli insulti che ancora non ha avuto il tempo di dirmi e tornerò a casa…” Luna si alzò e fece per andarsene, ma lui la fermò dolcemente
“Ci vediamo domani… Ti porterò un po’ di autori americani, vedrai che non sono noiosi come credi…” Lei annuì svogliata, certa che forse più una frase di circostanza che altro e si allontanò insieme ai suoi libri…