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"Matrix è il mondo che è stato messo di fronte ai tuoi occhi per nasconderti la verità"
"Quale verità?"
"Che tu sei uno schiavo..."
Questo era l'eloquente discorso con cui Morpheus arringava il neofita Neo riguardo la natura della Matrice... e ancora meglio doveva suonare in originale... Del quale mi azzardo a provare una ricostruzione a orecchio
"The Matrix is the World that has been put before your eyes to blind
you from the truth"
"What truth?"
"That you are a Slave..."
Questa a dire il vero non è proprio la frase che più mi ha colpito, la prima volta che ho visto il film, né, a dire il vero, la seconda, ma poi, per un caso fortuito, sono venuto in possesso di un fantastico filmato in cui l'audio del trailer inglese di Matrix era sovrapposto a immagini sapientemente montate tratte dall'Anime "Utena, la Fillette Revolutionaire" per creare una specie di trailer di un ipotetico "Utena Matrix". La forza delle immagini a cartone animato e la più imponente recitazione in lingua originale si insinuarono allora nella mia mente rendendomi chiaro quello che fino a quel momento avevo tralasciato... Cioè che questa era in realtà la chiave di volta di tutto il film e della sua ambivalenza Zen.
Se avete cominciato a seguire il filo logico della mia tesi secondo la quale a ogni scena di Matrix corrisponde una ben precisa metafora della nostra vita attuale, forse già potete intuire il parallelismo essenziale che questo scambio di battute rappresenta per comprendere la nostra società ed il messaggio di Matrix. Se ancora il linguaggio metaforico del film vi fosse ancora un poco alieno, vedo subito di provvedere a spiegarvi quale riflessione mi ha ispirato...
Allora, partiamo da quello che questo discorso rappresenta nel film: Morpheus sta tentando di spiegare a Neo quello che è accaduto al mondo reale e deve convincerlo che il mondo che fino a pochi giorni prima egli considerava vero e tangibile non è altro che un insieme di byte e dati sparati direttamente nel suo cervello: una realtà virtuale, insomma. Qui la spiegazione si ricollega alla famosa domanda che circola fin dalle prime battute del film, cioè:
"Che cos'è Matrix" ("What is the
Matrix?"). Qui appunto, Morpheus sintetizza magistralmente il significato di quello che fino a quel momento per Neo era rimasto un'intuizione, un'immagine astratta; il senso (parlando in senso strettamente attinente alla trama del film, intendo, ma ha in realtà valori ben al di là di essa) vorrebbe essere questo: Matrix è la Realtà Virtuale in cui le macchine ti hanno imprigionato fin dalla nascita per impedirti di capire che in realtà esse stanno usando il tuo corpo per produrre l'energia che mantiene in vita proprio coloro che ti hanno reso schiavo (le macchine stesse, ovviamente). Fin qui, credo di non aver detto niente di nuovo a chi ha visto almeno una volta il film, ma è proprio qui che entra in gioco la geniale metafora del film...
Cerchiamo ora per un momento di dimenticare la realtà fantascientifica del film che spero sia molto lontana dal potersi realizzare davvero. a un primo momento, si prende fiato perché, appunto, la realtà appena descritta da Morpheus sembra alquanto lontana ed astratta per doversene davvero preoccupare... Eppure... Proviamo a pensare alla società delle Macchine, questa ostile e meccanica società che tenta di schiacciare in continuazione i ribelli che le si oppongono e che sfrutta gli altri per continuare la propria esistenza a loro discapito, come a una metafora della
nostra società... Una società che ci ha condotto allo sfruttamento dei poveri, dei bambini, delle paure della gente e dei loro desideri, tutto in nome del dio denaro... La nostra società è come un carro trainato da un cavallo impazzito senza che nessuno tenga le briglie: siamo pieni di tecniche e tecnologie per fare le cose più mirabolanti, ma, anziché trovare un obbiettivo comune verso un progresso globale e collettivo, ciascuna nazione o comunità sfrutta queste sue potenzialità solo per accumulare ricchezza e benessere, che poi finiscono sempre per essere ad appannaggio di una ristretta cerchia di persone già facoltose... Tutti quanti sono al corrente di questa terribile situazione, tutti quanti ne soffrono (a parte i succitati pochi facoltosi): tutti sanno che è terribile che i medici facciano il loro lavoro per soldi e non per aiutare il prossimo (fermo restando che poi è comunque giusto che vengano pagati per il loro lavoro che è certo degno di rispetto) e sappiamo bene a quali abomini di malasanità questo atteggiamento abbia portato, per non parlare di simili degradi quando questo atteggiamento è applicato a funzionari, politici o tutori dell'ordine... Però, ognuno di noi viene addestrato (forse meglio dire istruito, ma rende meglio l'idea) da tutte le varie istituzioni per fare esattamente la stessa cosa, per votarsi al profitto e al benessere, alla ricchezza e al consumo, magari anche a discapito di qualcuno... E alla fine chi ne guadagna davvero? Sempre e solo i soliti spregiudicati che non hanno nessun problema a calpestare i diritti altrui per arrogarsi qualche privilegio in più.
Beh, ora la metafora dovrebbe cominciare a risultare più chiara: gli schiavi siamo Noi, che teniamo in vita con il nostro lavoro questo terribile sistema, che a sua volta continua a predare su di noi fino ad esaurirci per poi buttarci via (come la famosa pila
a cui Morpheus paragona Neo). Le Macchine sono invece la nostra stessa società e mi pare che la loro stretta soffocante sia ben comparabile con quella della nostra routine di vita e sociale. Qui però viene l'inghippo: uno potrebbe dire "Sì, però noi non veniamo presi e messi in una capsula contro il nostro volere, siamo noi a scegliere il lavoro che facciamo, quindi, la nostra società non è poi così cattiva come quella delle macchine". E qui interviene la magistrale metafora!
La Matrice!
Nel film la Matrice è un mondo virtuale non diverso dal nostro che serve a non far sapere agli uomini di essere in realtà distesi in una vasca ad alimentare i propri aguzzini, facendogli simulare per l'integrità della loro vita un mondo fittizio. Nella nostra società, nella nostra vita, purtroppo, per quanto tentiate di rifiutare il ributtante concetto, è esattamente uguale! Nella nostra società non c'è alcun bisogno di cavi neurali o super realtà virtuali informatiche: il mondo in cui siamo stai immersi fin dalla nascita non è una vasca rossa o un mare di byte, ma la finzione delle convenzioni sociali con cui ci educano. Questa educazione, queste convenzioni e convinzioni ci attorniano mentre cresciamo così assiduamente che non ci viene quasi neanche in mente che potrebbe esistere una realtà differente! Cresciamo con l'idea che è importante andare a scuola, ma il motivo è che se non studi non potrai mai avere un lavoro buono (cioè uno che ti dia tanti soldi), mentre invece dovrebbe essere che è importante studiare per poter migliorare le cose (prometto di approfondire questo argomento perché ho tante cose da dire, ma qui andrei fuori tema), e così ancora, se non hai un lavoro che ti dà tanti soldi sei un perdente, quindi questa società ti stimola a tentare di accaparrarti un buon lavoro anche a discapito della moralità. Ancora, se non vai in chiesa / dai parenti / non sorridi a tutti quanti (mentre magari li pugnali alla schiena) / non ti vesti bene (meglio se vesti firmato) / non obbedisci ai professori e via dicendo, sei un derelitto e nella vita sei destinato a non essere nessuno... Tutto questo va tra l'altro sotto il nome di moralità, mentre la parola moralità con tutto questo non ha nulla a che fare... Io stesso ho incontrato persone che quando ho detto loro che volevo tentare di cambiare le cose facendo qualcosa per gli altri, queste mi hanno risposto "Così non combini niente, andrai a finire sotto i ponti, meglio se ti fai furbo e ti trovi un bel lavoro fisso"...
Le convenzioni sociali (la Matrice) che ci vengono impartite durante tutto il corso della nostra vita sono parametri di scelta del tutto fittizi
(Il Mondo che è stato posto di fronte ai nostri
occhi), generati esclusivamente dalla mente degli uomini, che non hanno basi reali, mentre vengono proposti a noi come se fossero precetti scritti da mano divina (un mondo virtuale che ci viene passato come mondo reale, appunto) che servono a renderci orgogliosi, o quantomeno ignari
(a nasconderci) di essere confinati lontani dal vero stato delle cose
(la Verità) che altro non è che, grazie questo stupendo sistema di valori (fittizio, ripeto), noi contribuiamo sempre di più al terribile sistema che ci ha imprigionati
(Siamo degli schiavi).
Tutto questo, ovviamente, è un precetto fondamentale dello Zen, nel quale infatti l'uomo non ha bisogno di studiare alcunchè per rendersi libero, ma, per assurdo, deve invece
dimenticare per potersi scrollare di dosso quelle barriere fittizie che costringono le sue capacità altrimenti illimitate. Il concetto Zen di illuminazione è definito come "Cercare un mulo mentre si è in groppa a un mulo, anzi mentre si
è un mulo" definizione che sta ad indicare che il senso della ricerca Zen non è quello di tentare di accumulare qualcosa, ma di spogliarsene per poter tornare a vedere (vedere appunto al di là del mondo che ci è stato posto davanti). Molte delle cattiverie e delle stupidaggini che si sono generate nella nostra epoca non hanno altra radice se non questo, il fatto che gli scorretti parametri morali e di successo che questa società ha stabilito non siano né veri, né affatto importanti, ma che la gente li accetti lo stesso perché fanno parte dell'ambiente in cui sono cresciuti e sono quindi ignare del fatto che esista un altro mondo.
La schiavitù a cui gli uomini di questa epoca sono costretti, la schiavitù che perpetua all'infinito la ricchezza e la sussistenza degli aguzzini, non è una schiavitù in punta di spada: non c'è nessuno che platealmente davanti a te dice "O mi servi o muori". Se così fosse, sarebbe facile intuire che questa è una cosa ingiusta. Invece, questa è una schiavitù arguta, una che fa sentire gli schiavi a loro agio, li imprigiona in parametri del tutto falsi ed incoerenti che però possono essere soddisfatti, dando così l'illusione di stare davvero vivendo, mentre in realtà non si fa altro che aggiungere un altro anello alla catena che ci lega. Lo Zen e Matrix centrano entrambi questo quadro, il primo con il senso dello Spirito che è appannato dalle conoscenze terrene che non permettono di scegliere correttamente, il secondo con la metafora degli uomini incapsulati in una realtà del tutto mentale nella quale è però possibile muoversi e interagire apparentemente normalmente, facendo così in modo che nessuno possa trovarsi a sospettare di essere appunto la "pila" delle macchine.
E così, in tre battute tre, ecco che The Matrix sforna una delle più belle raffigurazioni della nostra società. Se riuscite a comprendere la similitudine (per nulla azzardata, in cuor mio) di questa frase, non vi riuscirà da qui in poi reinterpretare il film in modo più zen e più aderente alla nostra vita
assai poco fantascientifica, anche se, vi avverto, come era per la Pillola Blu che Morpheus offriva, anche per questo viaggio, non c'è ritorno.....
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