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Ops! Eh già… Proprio a quello…
In effetti fa proprio una certa impressione sentirlo dire così, quasi come a dire “Al fatto di essere arrivata in ritardo anche oggi?”. Forse la Direttrice poteva usare il suo solito tatto per chiarire il punto. Che so, usare una frase come le altre tipo: “Al fatto di essere trascesa a un diverso livello di esistenza?”. No, in effetti fa paura pure questa.
Be’, a pensarci bene, in ogni caso, il problema è proprio quello.
Sono morta. Cioè defunta. Cioè perita. Cioè trapassata. La lista si allunga, ma sempre morta rimango. Come tutti… Cioè: come tutti quelli qui. Ok, immagino che molti l’aldilà non se lo figurino come un grande collegio zeppo di boiseries, ma… Be’, a dire il vero nemmeno io me lo immaginavo così. Tecnicamente, però qui non siamo ancora nell’aldilà. Cioè: sono sempre morta, ma non sono ancora alla mia destinazione finale. No, non è il Limbo. E’… Be’, non lo so davvero cosa sia. Ma io mi ci trovo.
E sono sempre morta.
E questa è l’unica certezza. Cioè: non mi ricordo nulla della mia vita precedente. Non mi ricordo cosa abbia fatto in vita. Non mi ricordo nemmeno che tipo di posto fosse il mio “aldiqua” (che ora, curiosamente, è diventato l’aldilà, ma ci stanno i vivi). Non mi ricordo di nessuna persona che devo aver conosciuto quando ero viva. Persino non ricordo come sono morta. Ma quando sono rinata in questo luogo, con le sembianze di una neonata, la prima cosa inconfutabile che seppi fu che ero morta. In qualche modo, da qualche parte.
E’ come avere un ricordo molto nitido e vivido… tranne per il fatto che non ricordo un bel nulla e non ho nessuna immagine da poter considerare “nitida” o “vivida”. Ok, ammetto che è un esempio un po’ storto… Be’ diciamo che se qualcuno mi chiedesse se sono “mai” morta, io saprei che la risposta giusta è senza ombra di dubbio “Sì”…
E’ parecchio strano, vero? Cioè… Non ha proprio alcun senso, vero? Ecco appunto! E’ proprio questo che, diciamo, mi fa essere un po’ “distratta”… Ma ora vallo a spiegare alla Direttrice…
“Ehm… Sì, Signora Direttrice. Proprio a quello” Finisco per rispondere cercando di fare il più bel sorriso di circostanza che non sembri troppo finto.
“Signorina Amabel… Mi sembrava che avessimo discusso proprio di questo anche l’ultima volta: mi sbaglio?”
“N… No, Signora Direttrice, non si sbaglia… E’ proprio come dice lei”
“E non mi aveva assicurato che avrebbe fatto il possibile per correggere un certo suo atteggiamento negativo che influisce sul suo rendimento?” Ecco che lo fa di nuovo: che meraviglia di vocabolario. Io avrei detto “non mi aveva detto che avrebbe rigato dritto?” come una qualunque sempliciotta…
“Ah… Io… Sì, Signora Direttrice, lo avevo fatto”
“E allora che cosa le ha impedito di portare a buon fine il suo proposito che, sono sicura, era sincero?”
“Ecco… Dunque…” Dai Amabel, se ti sforzi riesci a trovare almeno un altro paio di avverbi e congiunzioni per tirare un po’ più in lungo… “…Effettivamente… Faccio…” Ottimo! Quello era proprio un verbo! Tra un paio di giorni magari finisco i puntini di sospensione e forse che forse arrivo al complemento.
“La prego, signorina, non si senta in imbarazzo: siamo qui solo per aiutarla” Ooook… Qui, se il mio dizionario Direttrice-Amabel non va errato, la traduzione corretta è: “sarà meglio che ti sbrighi a tirare fuori una spiegazione convincente o passi davvero un guaio”. Be’, direi che è arrivato il momento di confezionare una frase altrettanto forbita per dire quello che non posso dire…
“Faccio… Faccio in effetti un poco di fatica a comprendere alcuni meccanismi del percorso formativo che sto affrontando” Questa era una frase da dieci e lode. Amabel cara: complimenti.
“Oh, capisco… Si tratta quindi proprio di questo, vero? L’avevo immaginato quando mi hanno riferito la situazione” Con grazia e compostezza la Direttrice solleva un foglio dalla sua scrivania e inforca gli occhiali con una calma che sembra studiata apposta per sabotare tutta la concentrazione che ho faticosamente accumulato, poi dà una breve scorsa a quello che è scritto sulla bella carta pergamena intestata e per finire… “La frase esatta che ha usato con la sua compagna di studi, la signorina Elisea, è “Se siamo davvero morte e questa è l’anticamera del Paradiso, perché tutte le cose che stiamo studiando non ce le ficcano in testa direttamente con qualche specie di miracolo, anziché farci stare qui in classe?”, non è così, signorina Amabel?” Ahia… Se mi dava una bacchettata in fronte faceva meno male. Tanti saluti alla mia bellissima traduzione Amabel-Direttrice.
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