|
Sotto un cielo piuttosto cupo, Sara varcò l'ultimo tratto di ponte che la separava dalla sua casa, ma l'ultimo suo passo si fermò allibito davanti allo spettacolo nero fumo... I palazzi a lei antistanti conservavano solo una parvenza di strutture abitative: le loro interiora erano state divorate dalle fiamme e le pareti esterne, quelle che ancora resistevano, erano annerite e carbonizzate all'apparenza. La colorazione corvina si estendeva per alcune palazzine, sfumando su quelle dove le fiamme dovevano aver solo lambito le case, ma di quella di Sara, non rimaneva traccia, se non uno scheletro scuro. Insicura e devastata, la ragazza fece alcuni passi traballanti verso ciò che una volta era la sua dimora. Si passò la mano sul viso, in un gesto nervoso, proseguendolo nel sistemarsi i capelli un po' sporchi per la prolungata incuria, cercando di darsi il tempo di pensare, ma ancora una volta, c'era ben poco a cui pensare: la sua casa se ne era andata in una nuvola di fumo, e non in senso figurato, e con essa ogni possibilità di tornare a un vita normale.
Bel colpo, non c'è che dire... Ne avevo davvero bisogno... Ora sì che cominciavo a chiedermi come diavolo avrei fatto a vivere, visto che non avevo davvero più niente, e se alla fine non sarei dovuta finire a fare lo stesso lavoro di Rosa per riuscire a mangiare... Allora tanto valeva rimanere là... Mah! Mi dissi semplicemente così, scrollandomi di dosso tutti quei pensieri: quello che mi interessava sul serio ora era vedere se qualcosa si era salvato da quel macello...
Con passi poco convinti, Sara si chinò sotto i sigilli gialli della polizia e cominciò a salire le scale scure del palazzo, facendo attenzione a non fare un passo falso e a non incappare in un gradino fallace. Con circospezione salì i piani devastati fino a quando la sua memoria non le suggerì che il vuoto e bruciato posto che aveva davanti fosse il luogo dove una volta aveva abitato; cercando di non badare al puzzo che imperava nel luogo, la ragazza si accinse a oltrepassare la soglia di casa, quando, nella poca luce filtrante da degli squarci nella parete dell'appartamento, distinse delle figure sedute a terra e il suo udito le rivelò brani di una conversazione da poco conto.
"Ehi! Che diavolo è successo qui?!" Proruppe la ragazza da troppo tempo non avvezza all'utilizzo delle buone maniere. Le figure si voltarono tutte insieme, rivelandosi per dei semplici barboni
"Che cazzo vuoi?!" Sbraitò uno di loro a sua volta "Vai via! Non vogliamo altri inquilini!"
"Questa è casa mia, stronzo! Che cosa ci fate qua dentro?!" Rilanciò lei, troppo sconvolta per trattenere la rabbia
"Vai via, puttana!!" Replicò ubriaco l'uomo che si voltò e lanciò in direzione di Sara una bottiglia di birra. Nell'oscurità Sara fece appena in tempo a spostarsi prima che l'oggetto si infrangesse contro il muro dove stava lei fino a un attimo prima e a ripararsi prima che le schegge la colpissero al volto
"Stai attento idiota!" Proferì in risposta la ragazza. Non sapeva che cosa le avesse preso, o perché stesse rispondendo in quel modo: forse solo non aveva voglia di calmarsi.
"Ti ho detto di andartene, troia!" Gridò stizzito l'uomo che in risposta all'insolenza della ragazza si voltò alzandosi e spaccando il fondo di un'altra bottiglia per terra avanzò in modo minaccioso "Non mi hai sentito?! Ti ammazzo se non te ne vai!!" Sara non seppe che cosa le prese, ma per tutta risposta sfoderò l'arma e gliela puntò contro, il viso contorto con gli occhi flessi nella rabbia nervosa, puntandola alla maniera gangster, con un braccio solo sollevato sul lato
"Dai, testa di cazzo! Dai! Vogliamo fare gli stronzi?! Vogliamo far saltare fuori i cannoni?! Dai cazzo! Facciamolo!!" L'uomo strabuzzò gli occhi mentre le sue labbra si stampavano in una deformazione terrorizzata. Gli altri fecero per alzarsi, ma Sara intuì subito e fece seguire i suoi ordini "State ferme, voi teste di cazzo! Voglio vedervi seduti tutti e prima di subito! Capito?!" Gli uomini la fissarono immobili con sguardi di traverso, poi pensarono che in fondo era solo una ragazza e fecero per darsela a gambe, ma Sara lasciò partire il colpo fin troppo vicino alla testa di uno. Sparò senza alcuna esitazione, né emozione "State fermi! Non mi frega niente di ammazzare uno di voi, o anche due, tanto quelli che rimarranno mi diranno tutto comunque... Adesso seduti, stronzi!" Gli uomini terrorizzati obbedirono alla rossa e si sedettero dove erano prima, fissandola col capo chino "Allora, che cazzo è successo qui?!" Il silenzio seguì alla sua interpellazione. Un altro colpo partì rumoroso "Non fatemelo ripetere ancora!!" gli uomini che si erano riparati il capo tra le mani, come se questo servisse a qualcosa, ci misero qualche istante ad uscire dal loro guscio di terrore...
"Ca... Calma... Noi... Noi non abbiamo fatto niente..."
"Che cazzo è successo a questo posto?!"
"No... Non siamo stati noi... Lo giuro... Solo gli appartamenti sono disabitati e... e noi non abbiamo casa, così..."
"Vi ho chiesto cosa è successo! Non mi frega niente delle vostre patetiche storie!" Inveì Sara al limite della pazienza
"È... È stato un incendio... La polizia dice che è stato doloso... No... Non Sappiamo altro..." Rispose un altro assolutamente terrorizzato "Non... Non siamo stati noi... Lo giuro..." Continuò a scusarsi il vagabondo mentre Sara rimaneva zitta, forse nel difficile tentativo di tenere dentro la disperazione. Non ricevendo risposte l'uomo temette per la sua sorte e si premurò di accertarsi del proprio futuro "Po... Possiamo restare?..." Alla ragazza bastò gettare un'occhiata intorno a sé per comprendere quanto vane fossero state le sue speranze di ritrovare qualcosa di intatto. Così si voltò, riponendo l'arma tra la cinghia dei calzoni e la schiena, lasciando dietro di sé un acido
"Fate quel cazzo che volete..." Appena sibilato a mezza voce.
Non appena ebbe varcato la soglia, la razionalità tornò ad impadronirsi di lei e la riportò sui suoi gesti... Per quando ebbe raggiunto il piano inferiore pensò a ciò che aveva appena fatto, la facilità con cui aveva estratto un'arma ed aveva sparato senza nemmeno preoccuparsi di quanto ciò avrebbe potuto causare... La violenza e l'aggressività... La legge del più forte... Davvero si erano impadroniti del suo cuore?... Davvero cominciava a pensare che uccidere non fosse poi questo gran peccato?... Era solo disperazione, forse... La minaccia che l'aveva perseguitata sembrava sempre così vicina... Forse era meglio essere pronti in ogni momento e vivere pronti a qualunque cosa per poter affrontare qualunque situazione... Forse... Per quando ebbe raggiunto il pian terreno, Sara aveva realizzato che cosa le era rimasto nella vita... Un pugno di cenere... Ed una pistola... Tutti i ricordi, tutti i momenti della sua vita, erano bruciati lì dentro... Insieme alla mazza da baseball preferita di suo padre, insieme alla collezione di modellini di Joey, ai gioielli della madre... Tutto in un attimo cancellato dal fuoco e tutto ciò che ne era rimasto era cenere... Succedeva così con tutte le cose? Le cure di Rosa, le sue parole confortanti... Ridotte in cenere dal veleno di Bob... Tutte le speranze di Sara, ridotte in cenere da un folle maniaco... Sparito in un'ombra nella coda del suo occhio... Doveva procurarsi una vita ignifuga... Concluse con amara ironia...
Sara oltrepassò la soglia del rudere, immersa nei suoi pensieri, ma venne risvegliata dal rumore della città, della vita che continuava, in mezzo alla quale una voce emerse più chiara delle altre...
"Eccoti qui! Credevo non saresti più tornata!" Sara sollevò lo sguardo da terra ed andò ad incontrare quello del suo interlocutore, un uomo con un soprabito color sabbia attendeva all'estremità del ponte. Il mondo brillò per un attimo in un flash accecante e i colori della realtà andarono in negativo fermando il tempo ed il respiro di Sara che in quell'istante ebbe tutta la sua mente risucchiata in un vortice il cui centro era quell'uomo... Non seppe mai il perché, forse la postura del corpo, forse lo sguardo o il sorriso ghignante... Ma Sara lo seppe fuor di ogni questione... era lui... Il tempo schizzò di nuovo inarrestabile e tutto il mondo riprese la corsa, brillando di nuovo in un altro lampo che riportò il mondo al suo colore naturale, tuttavia Sara rimase immobile, i denti serrati e nervosi, la gambe leggermente piegate pronte allo scatto, le braccia a mezza altezza pronte ad estrarre... "Ma tu guarda! Sei una ragazzina davvero percettiva... Così mi hai riconosciuto..." Persino i muscoli intorno agli occhi di Sara erano tesi e nervosi e nessuna voce uscì dalla sua bocca "Avevo scommesso che non saresti morta per quel volo... Sei una sbarba troppo fortunata per lasciarci le penne così facilmente... Così ho pensato che prima o poi saresti tornata qui... Ma ce ne hai messo di tempo!" La rabbia montava dentro di lei, facendole udire tutto quanto con un eco distante che rimbombava nel cervello, ma la freddezza la tratteneva, intuendo la capacità dell'avversario e la necessità di giocare d'astuzia... "E poi adesso... La tua casetta... Puff..." Fece mentre con le mani mimava una nuvola di fumo che si dissipava "Un lavoro coi fiocchi davvero, non trovi?"
"T...Tu?" Riuscì appena a chiedere digrignando i denti
"Già" Gongolò ghignante l'uomo "Ho fatto un giro per la tua casina prima di farla saltare per aria... Hai della biancheria intima niente male..."
"Starà a pennello su un senza palle come te..." Sogghignò a sua volta Sara, contenta della stoccata
"Le tue ultime parole... Sono davvero una triste eredità..." Senza attendere altro l'uomo scattò velocissimo in avanti, sorprendendo Sara che pensava di dover badare a chi estraeva per primo, ma la massa dell'uomo fu più veloce di qualunque estrazione e le piombò addosso senza scampo. Sara tentò di voltarsi e di schivare, per prendere spazio, ma mentre voltava le anche e piegava il busto in avanti per scivolare via, l'uomo le braccò il braccio sinistro e con una controtorsione la rigirò in senso orario, mentre con la gamba le spazzava un piede d'appoggio; in un attimo, Sara si ritrovò proiettata per aria, mentre la sua mano destra era ancora dietro la schiena sul punto di estrarre, cadde sull'asfalto battendo la schiena e fece fatica ad attutire l'impatto del capo che avrebbe potuto farla svenire. Il piede dell'uomo le si piazzò sulla gola, ma non spinse al punto di spaccarle il collo, solo quel che bastava a renderle difficile la respirazione, mentre con la mano destra teneva ancora il braccio di Sara, impedendole di divincolarsi.
"Allora, piccola... Ho fatto tutta questa fatica solo per rincontrarti... Non vorresti almeno cambiare le tue ultime parole in un qualcosa di un po' più gradevole? Come, che so, "Sarò la tua schiava per sempre" per esempio?" Sara strinse i denti, mentre la pressione si faceva maggiore e il dolore cominciava a farsi sentire, ma non mollò e con grande sforzo mormorò qualcosa in un flebile alito strozzato "Come, scusa?" Fece l'uomo in attesa dell'implorazione sottomessa e per meglio sottolineare quanto per lui tutto fosse un gioco, si chinò protendendo il capo con la mano accanto all'orecchio, mimando di voler sentire meglio...
"Sei fottuto stronzo" La mano di Sara balenò da dietro la schiena, approfittando del momento di distrazione dell'uomo e tre esplosioni rimbombarono nell'aria; troppo vicine per poterle schivare in qualunque modo, le pallottole si conficcarono letali nel corpo chino dell'uomo, perforandone ventre, sterno e gola penetrando con un esplosione di sangue nella carne. L'impatto fece ribaltare l'uomo all'indietro, lasciando la presa e liberandola dalla oppressione. Finita... Era finita... Sara si risollevò dolorante dall'asfalto, ora ringraziando che non ci fosse nessuno su quella strada interdetta al traffico, mentre scioglieva il braccio dolorante e massaggiava la gola contusa, scrollandosi di dosso la tensione di quel fulmine di adrenalina durato solo brevi istanti, consumando con avidità la tranquillità che portava la vittoria. Un lampo color sabbia illuminò la coda dell'occhio della ragazza per un istante; incredula, Sara fece scattare lo sguardo verso il lampo, ma fu inutile. Blam! Il pugno la colse violentissimo alla bocca dello stomaco, piegandola in due e sollevandola da terra, mentre i suoi occhi si spalancavano per la mancanza d'aria ed il totale stupore che l'aveva terrorizzata.
Ma come?... Blam! Il gancio dell'uomo si schiantò sul lato del volto, scaraventando il corpo di Sara, già piegato in una precaria posizione che cercava equilibrio, a terra...
Perché?... Blam! L'anfibio dell'uomo la calciò allo stomaco costringendola a rannicchiarsi ulteriormente e ad abbandonare ogni futile tentativo di rialzarsi...
L'ho... Blam! La ginocchiata infierì ulteriormente sul ventre, dopo che l'uomo l'ebbe sollevata per i capelli per portarla ad altezza utile per la tecnica...
... Ucciso!... Blam! La gomitata affondò sul lato sano del viso facendole nuovamente perdere l'equilibrio. Sara non riusciva a fare altro che accompagnare i colpi, troppo veloci per sfuggire, troppo violenti per reagire; il dolore mischiato all'incredulità l'aveva resa impotente, costringendola a rimbalzare da un colpo all'altro senza alcuna resistenza, senza che il corpo le rispondesse più e la costringesse a subire i colpi come una marionetta.
Perché?... Blam! Il braccio teso impattò sul collo, mozzandole ancora un volta il respiro già disperso e ribaltando la sua caduta che si trasformò in un volo a gambe per aria terminato con una schienata sull'asfalto. Gli occhi appena dischiusi di Sara vedevano ma non osservavano il mondo dal punto di vista del terreno; la sua tenacia lottava strenuamente per mantenere la coscienza, ma aveva da tempo abbandonato la lotta per tentare di rialzarsi. Il respiro era ridotto a un alito, costretto dal dolore al petto, la volontà ridotta a un semplice istinto di sopravvivenza... Ancora l'uomo la sollevò e la lanciò in avanti, con grande sforzo le gambe di Sara tentarono di tenere l'equilibrio, ma il calcio che la raggiunse alla schiena negò ogni possibilità, facendola schiantare contro il parapetto del ponte, sul quale si piegò in due, nuovamente sbattendo il ventre. Blam! Il pugno tra le scapole le fece spalancare la bocca in un grido mozzato dagli occhi sbarrati, mentre il capo scattava all'indietro, poi la mano dell'uomo le afferrò i capelli e tirandola la fece voltare... Blam! Blam! Blam! Blam! Come il martello inappellabile di un giudice, i pugni dell'uomo si schiantarono su di lei senza tregua, abbattendo quasi completamente la volontà della ragazza. Infine la mano sinistra dell'uomo si strinse in una presa d'acciaio intorno alla sua gola, impedendole di respirare e allo stesso tempo sollevandola da terra senza sforzo. Sara si aggrappò con il sinistro, singhiozzando per il dolore, al braccio che la stringeva, mentre nel destro rimaneva tutto il suo sforzo di volontà, quello di non aprire la mano per non lasciare la pistola...
"Sarai contenta adesso, stupida ragazzina... Ora che mi hai fatto arrabbiare..." Sara voltò appena il capo, guardando con gli occhi lacrimanti attraverso i capelli disordinati sul suo viso e vide l'uomo... nonostante il dolore, Sara non poté fare a meno di notare le tre profonde ferite che marchiavano il corpo dell'uomo... E allora perché?... "Non mi serve di certo una schiava così indisciplinata... e nessuno sopravvive dopo avermi visto... tu sei stata un'eccezione fin troppo a lungo..." Non aveva nemmeno il fiato corto l'uomo... Perché?... Non importava... Sara sentiva stringere la presa e già cedere la sua gola... non voleva... No... Non si trattava del morire... Non voleva arrendersi... Con la sua ultima carta, Sara sollevò, con tutto ciò che le era rimasto, il destro, puntando la pistola al volto dell'uomo con uno scatto imprevedibile per le sue condizioni. L'uomo, probabilmente in un gesto istintivo fece scattare il capo di lato, fuori dalla traiettoria, e col braccio vicino intercettò l'arma con inaudita velocità, strappandogliela di mano, ma tale braccio era quello che reggeva Sara a un metro dal suolo, e la ragazza cadde rovinosamente. Priva della forza per un qualunque controllo sulla caduta, Sara batté violentemente con la schiena contro il parapetto del ponte e, piegandosi in un arco piuttosto contorto, il suo corpo precipitò oltre l'ostacolo, schiantandosi sull'acqua non certo pulita del corso sottostante. Con uno sguardo più di fastidio che di rabbia, l'uomo fissò il corpo scivolare con la corrente... "Sei proprio fortunata baby... Ma non fino a questo punto..." Rivolse l'arma della ragazza contro la sua precedente padrona ed esplose i colpi quasi a malavoglia, ma l'arma dozzinale proferì un click e si inceppò seduta stante. Per un attimo il volto dell'uomo prese un fare sorpreso, poi tornò a ghignare ... "Proprio fortunata... Eh eh..." Poi sollevò il capo verso il corso del fiume... "... Chissà dove finisce questo bel fiumiciattolo..."
Ed eccomi ancora lì, una volta di più a galleggiare nelle acque poco accoglienti di un corso d'acqua che mi trascinava secondo il suo volere... Cavolo, ormai cominciavo ad abituarmi!... Direi fu un miracolo che mi impedì di perdere definitivamente conoscenza in quel tragitto... La mia testa pulsava per il dolore, eppure continuava a tenermi sveglia chiedendosi cosa diavolo fosse successo poco prima... E a dirmi che ancora una volta, non ero stata in grado di combinare un bel niente... Con i miei miseri trucchetti da film avevo fatto proprio la figura della scema... o no? In fondo, pensavo, l'ho colpito in pieno... Certo, pareva che la cosa non lo avesse sconvolto più di tanto, a parte farlo incazzare come una iena... a ogni modo era chiaro che i miei patetici metodi non mi avrebbero portato da nessuna parte... Se non, forse ora, al mare aperto e alla morte per degenerazione dei danni interni, affogamento o qualunque altra cosa... Ma forse era meglio così, almeno non avrei più dovuto preoccuparmi di dovermi ricostruire una vita partendo dalla polvere... Ma era evidente che qualcuno proprio non voleva concedermi questo gran beneficio, fu così che mi ritrovai ancora una volta conciata come uno straccio, sul bordo del fiume...
|