La
Carboneria Padana
“Oooh Issa!” Si
lasciò sfuggire il Roberto mentre depositava l’Umberto sulla sua
sedia a capotavola. Quello dal canto suo fece il possibile per
non rotolare giù dal seggio proprio subito subito e lanciò al
cognato quello sguardo da triglia lessa paralitica che il
Roberto aveva ormai imparato a riconoscere come un “Grazie”… O
anche come “Devo andare in bagno”, ma in quel momento avrebbe
detto più la prima.
Accertatosi che il suo leader fosse in grado di sfoggiare le sue
capacità atletiche rimanendo in equilibrio sulla sedia, il
Roberto prese posto alla sua destra. Gli altri presenti si
lasciarono sfuggire un sospiro di ammirazione e di sollievo
nell’osservare il successo dell’operazione e si portarono più
vicini al tavolo.
“Allora…” Esordì il Roberto alla volta dei suoi compagni
“…Innanzitutto grazie per essere venuti alla nostra riunione. Mi
fa piacere potervi annunciare che oramai siamo vicini a
raggiungere il nostro obiettivo”
“Roby…” Lo interruppe il Calderoli che sedeva davanti a lui,
mettendogli una mano sul polso per sottolineare la serietà di
quanto stava per dire “…Ti prego non dire certe cose solo per
farci contenti. Lo sai che le false speranze ci fanno male” Il
Roberto rimase un po’ interdetto da quanto scarsamente fosse
riuscito a suonare convincente, così provò a replicare il severo
sguardo del loro condottiero ma, essendo esso quello di una
triglia paralitica fritta, ottenne solo un fremito sospettoso
del quadruplo mento del Calderoli che subito lo apostrofò con un
“E togliti quegli occhiali da ciula che mi fan venir su tutta la
cassoeula da quanto son brutti”
Il Roby, sconfitto, si sfilò gli occhiali rossi, mollandoli sul
tavolo e inforcandone un altro paio dalla montatura seria e
compita che teneva nel taschino.
“Ma te la mangi davvero quella roba?” Fece il Tosi con la sua
vocina fessa, seduto di fianco al tripputo collega
“Che credi? Che mi piaccia? Ero invitato come al solito a uno di
quei raduni di cretini… mica potevo dirgli che mi fa schifo: che
fine faceva il piano, poi?”
“Ragazzi!” Li richiamò all’ordine il Roberto, riprendendo la
parola “Non disperdiamoci: siamo a un punto cruciale della
nostra lotta!” E, in effetti, per qualche istante i presenti al
tavolo tornarono a fissarlo attenti, ma poi fu il turno del
vicino del Roberto di lasciarsi crollare i nervi
“Roberto, senti… Basta con ‘sti proclami per tenere alto il
morale. Qui dobbiamo guardare in faccia la realtà: siamo col
culo per terra, in un vicolo cieco, alla frutta… ed è pure
marcia!”
“Borghezio! Perché devi dire ‘ste cose?! Guarda che stavolta è
vero! Abbiamo…”
“Eh sì… “Stavolta”! Ma dai!” Continuò il barilotto di ciccia
scuotendo il capo causando onde anomale nel suo gargarozzo “Qui
non ci crede più nessuno, Roberto! Qui va tutto in merda! Ma
perché?! Perché è tutto così storto?” Si lamentò il Borgy
togliendosi gli occhiali e andandosi nervosamente a sfregare gli
occhietti da talpa con i salsicciotti che chiamava dita “Era un
piano così semplice… Non c’era niente che poteva andare male,
no? Non avevate detto così tu e l’Umberto?!”
“Sì, ma…”
“Ma un bel cazzo! Ci avevo creduto pure io. Sembrava proprio a
prova di bomba: diciamo un paio di cazzate di quelle che tutti i
pirla del nord mugugnano nei bar con i loro amici
sottosviluppati, fondiamo un partito e continuiamo a sparare
cazzate fino a che tutti i minchioni razzisti e coglioni non ci
vengono dietro e diventiamo il loro riferimento politico. A
questo punto avremmo potuto individuare tutti quegli stronzoni
estremisti che non fanno altro che dare la colpa della loro
minchionaggine ai meridionali o agli extracomunitari o, quando
hanno finito anche i comunisti e le donne, al loro cane che in
effetti hanno sempre sospettato stesse complottando contro il
benessere del paese. Sarebbe poi bastato spingerci un po’ più in
là con le sparate: a quel punto quelli, pirla come sono, ci
avrebbero seguito ovunque pensando che fossimo i loro messia e
invece noi avremmo sparato una cazzata così grossa che gli
avremmo fatto perdere per sempre la faccia e tutti in Italia si
sarebbero accorti di che massa di stronzi avevano covato al
nord, immolandoci per la patria, ma scovando i suoi nemici nello
stesso tempo… E invece…”
“Invece qui noi continuiamo a prendere consensi, altro che
figura di merda!” Sbottò il Calderoli prendendosi la testa tra
le mani disperato.
“No, no dai ragazzi!” Cercò di recuperarli il Roberto “E’ solo
che dobbiamo essere pazienti. È solo che non abbiamo ancora
trovato la chiave giusta…”
“Ma che chiave e chiave!” Si disperò anche quel barilotto di
grasso brizzolato del Borghezio “Te quante riunioni tipo
carbonai credi che abbiamo fatto in questo bunker sotterraneo
senza finestre per farci venire l’idea buona? Me li ricordo bene
io i giorni in cui ci siamo alzati di qui felici come dei
bambini perché eravamo sicuri che la prossima cazzata sarebbe
stata così grossa che ci avrebbero cacciato a calci… E poi
invece… Guarda il povero Umberto! Lui era il più ottimista di
tutti! Aveva detto “vedrai che quando dico che con il tricolore
mi ci pulisco il culo, tutti quanti ci sputano addosso e avremo
ripulito la politica italiana da tutti questi stronzi”. E quelli
invece giù ad applaudire! E lui “No, ma adesso mi fanno il
processo e vedi che fine faccio..”, così diceva!”
“Eh, sì, l’Umberto… lui sì che era un eroe… un martire!” lo
elogiò il Tosi con le lacrime agli occhi
“Eh, sì, ma poi che è successo? Il nano pelato ha fatto
approvare una legge che modificava il reato di vilipendio e così
giù risate… Povero Umberto! Era troppo puro di cuore” Commentò
Calderoli triste
“Ma che troppo puro di cuore!” Sbottò Borghezio “Sono questi che
sono degli stronzoni senza vergogna! Non ti ricordi il fisichino
che avevo tanti anni fa?! ‘Sta trippa me la sono presa perché mi
ingozzo come un porco per dimenticarmi quello che devo dire ogni
giorno per il “bene di tutti”! Oh, ma ti rendi conto di cosa mi
avete fatto dire sperando che gli italiani si svegliassero?! Oh!
Sai quanti pacchetti di patatine mi devo mangiare per calmarmi
ogni volta che rivedo le immagini di quando sono dovuto salire
sui treni per “disinfettarli”? E mentre lo facevo, giù a calcare
la mano “Sporchi negher” “Puzzate” “Fate schifo” e tutte ‘ste
cose con il groppo in gola e mi dicevo “Dai Mario! Fallo per il
tuo paese, non aver paura: dopo di questo la lega perde la
faccia!” E invece niente!”
“Eh già, come se fossi l’unico, Marietto!” Gli fu subito dietro
Calderoli “Sai che coraggio mi ci è voluto a me per fare quella
cazzata della maglietta anti-Islam? E giù a pensare “Dai, questa
è la volta buona, se non scateni la guerra ce l’hai fatta per
forza!”… E invece NOoooo! Solo sciami di coglioni che mi fanno i
complimenti, che mi dicono che sono un mito! E io gli devo pure
sorridere a ’sti pirla!”
“Non è perché voi avete fatto una boutade folkloristica che
potete pensare di aver sofferto più di tutti” Fece il Tosi
uscendo dalla sua timida contemplazione “Cosa devo dire io che
ho dovuto trascinare nel fango un’intera città per cercare di
salvare il paese? Come pensate che mi senta ad aver appicciato a
Verona l’etichetta di razzista? E ogni volta che penso che ho
fatto scegliere come rappresentanti per l’Istituto Veronese per
la Resistenza un Missino e uno di AN… Cosa devo dire? Mi sono
pure fatto condannare per aver propagandato idee razziste… E
tutti ancora mi stringono la mano che quasi me la taglierei da
solo”
“OOooooooh!” Si ribellò Borghezio “Ma quello che sta con lo
spruzzino in mano davanti alle telecamere con la faccia da pirla
sono io!! Me la sogno di notte quella scena! Vi rendete conto?!
Anzi, datemi un maritozzo alla crema, che non ne posso più!”
“Calmati Mario” Lo esortò Maroni “Sappiamo quanto hai
sacrificato per la causa, ma non è stato vano… E’ solo che c’è
bisogno di tempo. Non è solo una questione di colpi di teatro,
ma dobbiamo lavorare per far emergere le cazzate a lungo
termine…”
“Ma che lungo termine, Roby…” Scosse il capo il Calderoli “…Qui
c’ha ragione il Borghezio… Qui siamo al fondo, anzi, abbiamo
pure scavato. Son dieci anni che facciamo le peggio cose, Roby,
altro che tempo. Sono dieci anni che siamo al governo e son
dieci anni che gridiamo “Roma ladrona”. Sono dieci anni che
pilotiamo la maggioranza in parlamento e sono dieci anni che ci
lamentiamo che le leggi non funzionano o sono fatte male. Sono
dieci anni che diciamo che facciamo il federalismo e poi non lo
facciamo mai. Sono dieci anni che governiamo in tutte le regioni
e comuni del nord con lo slogan della sicurezza e del cacciare
gli immigrati e sono dieci anni che la gente si chiude sempre
più in casa e le città sono sempre più affollate di stranieri.
Noi a ogni tornata elettorale ci ripresentiamo dicendo che se ci
votano ripuliamo tutto, come se fosse la prima volta che saliamo
sul palco… E quelli giù a votarci più degli anni prima!!”
“Eeeh…” Sospirò Tosi ormai sopraffatto dallo sconforto “Il
problema di questo paese è che ha la memoria corta…”
“Ma che memoria corta! E’ che sono degli stronzi! Come fai se no
a non accorgerti di una roba del genere?!! Dico: governo da
dieci anni e mi lamento che non si fa niente per la sicurezza?!
Ma dai, solo un pirla non mi direbbe subito “Scusa, ma non sei
tu che dovevi prendere provvedimenti?”! Ma poi, scusa, fosse
solo quello: ma vi rendete conto di quanto ci siamo resi
ridicoli con la storia di Pontida? Ci siamo inventati le origini
celtiche che in Europa ci ridono dietro solo per non piangere,
le ampolle di acqua del Po, la Padania, pure il concorso di Miss Padania e i matrimoni celtici!! Io
mi sono dovuto sposare di fronte a un Druido! Un Druido, cazzo,
vi rendete conto?! E mi hanno fatto ministro! E gli Italiani non
hanno detto niente! Guarda il povero Umberto! Era un virgulto!
Un fior d’uomo! Aveva ordito lui questo piano e non ha mai
esitato a sacrificarsi per primo! Ma dopo tutte le cazzate che
abbiamo fatto, non ha retto più… Era lì che aspettava i
risultati dei sondaggi e diceva “Dai che stavolta coliamo a
picco, dai, dai!” Poi quando ha visto che avevamo fatto un balzo
in avanti di cinque punti… Guarda come si è ridotto…”
Un silenzio colpevole calò sulla sala, mentre una lacrimuccia
cadeva dall’occhio di triglia a bagno maria dell’Umberto, come a
dire “Non è colpa vostra ragazzi…”… O forse era “Devo andare in
bagno”?
Fu il Roberto a ritrovare il coraggio per non arrendersi.
“Lo so ragazzi che sembra impossibile! Ma stavolta la vittoria
non ci scappa! Ne ho trovata una meglio anche del coretto di
Salvini…” Lasciò una pausa drammatica nel quale gli altri lo
fissarono disillusi “…Gabbie salariali!! Diciamo senza mezzi
termini che i lavoratori meridionali devono prendere meno di
quelli del nord! Eh?! Che ne dite?!” Silenzio imbarazzante “No
dai, non fate così: è geniale! E’ assolutamente priva di senso
come idea, la più cretina che abbiamo mai avuto! Senza senso
economico, offensiva politicamente e chiaramente un insulto
sociale. Qui almeno tutti quelli del sud ci prenderanno a
pomodori in faccia dalla mattina alla sera!” Silenzio… Poi
Calderoli, con un moto di pietà si sporse verso l’altro lato del
tavolo a stringere le mani dell’amico in segno di solidarietà.
“Sì… Sì Roby… Vedrai che stavolta funziona… Stavolta gli
facciamo perdere la faccia a tutti ‘sti leghisti di merda…”
“Sì…” Gli fece eco il Tosi “Sì, dai… ora andiamo però… questo
posto mi angoscia”
“Sì, andiamo” ripeté anche il Borghezio “Non è che però intanto
avete un Bombolone alla crema sotto mano?” |