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Con un ampio eco gli alti tacchi risuonarono come i rintocchi di una sorda campana, rimbalzando sui muri di vecchie case arroccate tra di loro come per ripararsi dal freddo della notte… L’ambiente non le era per niente famigliare, anzi, i suoi occhi guizzavano di continuo da un lato all’altro della strada deserta per cercare qualche segno che la potesse ricondurre a una qualche memoria del posto, ma trovavano invece tratti sempre più inquietanti ed alieni alla sua figura vistosa ed ammiccante. Forse era solo un gioco ottico, ma le case, per quanto basse, sembravano incombere su di lei al punto da sembrare davvero sporgersi sulla strada per minacciarla con la loro figura scura. Un passo dopo l’altro, poneva un piede davanti all’altro, nel tentativo di mantenere un atteggiamento tranquillo e superiore, nonostante il suo passo da modella, con il quale aveva fatto colpo su tanti ragazzi, vacillasse a volte davanti alla sensazione di essersi persa. Era così poco abituata a tutto quel silenzio, a quel vuoto, al non avere attorno nessuno… all’essere da sola… Ma lo trovò preferibile al rumore che esplose tra le strade buie quando un gatto, del quale riuscì appena a scorgere gli inquietanti occhi gialli, fuggì per rifugiarsi nella ancora più cupa oscurità del suo vicolo. Lei non era abituata a questo tipo di reazione, tutti si affrettavano ad attorniarla e a proteggerla, a volerla… ma in fondo era solo un gatto… si tranquillizzò… e poi, qui tutto era strano… non c’era nessuno… non c’era nessun negozio, nessun locale, nessuna macchina…
Si affacciò su una stradina laterale, sperando di scorgere una delle insegne al neon che tanto le erano famigliari e care, ma, appoggiandosi al muro di mattoni per sbirciare, come se fosse una ladruncola in casa d’altri, non vide che un vicoletto stretto e ancora più buio che serpeggiava lontano nascondendosi in un pozzo completamente nero che sembrava un portale sull’antro dell’ignoto. Inquietata da quella vista, si ritrasse, come se il selciato di pietre irregolari potesse portarla via come un piccolo ma irresistibile torrente, ma non appena fece per voltarsi, per tornare sui suoi passi, decisa a concludere quella brutta escursione in quell’angolo buio che non credeva nemmeno esistesse nella sua bella città fatta di moda e feste… finì per sbattere contro la spalla di una alta figura. Come se una mano gelida le avesse stretto il cuore, sollevò timorosa lo sguardo, trasalendo… quasi aveva paura di scoprire chi potesse abitare o anche solo camminare in un posto del genere… Ed in effetti il volto della figura non fece nulla per cancellare dalla sua mente questa opprimente sensazione: un bellissimo viso di ragazza dalla pelle pallida come il marmo e dai lineamenti finissimi e minuti la fissava dall’alto con due occhi tanto freddi ed indecifrabili che sembravano mancare della pupilla. Con uno scatto repentino, si staccò dalla ragazza, lasciandosi sfuggire uno strozzato gridolino, non sapeva se per la paura o l’imbarazzo… L’altra non ebbe reazione, se non riportarsi dietro la spalla i suoi lunghissimi capelli rossi come il fuoco, poi poggiò le mani sui fianchi, come se attendesse qualcosa, ma lei non riuscì a dire niente, benché conoscesse molte frasi di circostanza e di cortesia che aveva sfoggiato in occasioni ben più socialmente impegnate di questa; fu infine l’altra a rompere il silenzio con una voce assolutamente priva di qualunque emozione o tonalità
“Sembri fuori posto… Hai perduto la strada” Il fatto che la ragazza non avesse formulato una domanda, ma espresso un giudizio, la infastidì non poco, nessuno si era mai permesso di giudicarla, lei era sopra ai giudizi, era troppo bella per essere giudicata… Ciò le diede la carica per ricomporsi in quella sua finzione di sicurezza e assumere un tono infastidito nella sua replica
“Sì, infatti” Replicò seccata rifacendo lo stesso gesto della rossa, riportandosi i capelli dietro la spalla e impettendosi per sembrare più alta… e più sicura “Stavo andando al Pink Shocking per il diciottesimo di una mia amica, ma devo aver preso una strada sbagliata e sono finita in questo postaccio… Ma dove siamo?!”
“Ti credo quando dici di aver preso una strada sbagliata…” Disse solo l’altra mentre le faceva un piccolo giro attorno squadrandole l’abbigliamento sgargiante e frivolo “… Sei sicura di sapere dove stai andando?”
Chiese prima che l’altra riuscisse a decidere se con la prima frase la volesse prendere in giro
“Sì, al Pink Shocking, la discoteca che ha aperto da poco in centro, hai presente? Dovrebbe essere qui da qualche parte…”
“Mi correggo… Sei sicura di sapere dove stessi andando?” La ragazza corrugò le sopracciglia, non abituata a quella mancanza di cortesi maniere sociali: nessuno aveva mai ignorato una sua risposta in quel modo.
“Ti ho detto di sì: stavo andando al diciottesimo di una mia amica… puoi aiutarmi a ritornare sulla strada giusta?”
Gli occhi vuoti della rossa si assottigliarono, come se volessero guardare sotto la sua pelle…
“Certo… Ma non so se ti porterà al Pink Shocking…”
“Siamo così lontani? Non mi sembrava di aver fatto così tanta strada, io…”
“Lo siamo” La interruppe la Notturna figura “Direi forse che siamo dalla parte opposta”
“Come?! Ma se io…”
“Guardandoti attorno non ti sei accorta della differenza?” Ed in effetti, gettando uno sguardo attorno a sé, non fece fatica, come non l’aveva fatta prima, a notare l’inquietante differenza tra questo luogo cupo e le luci della ribalta che trovava tanto accoglienti. Un brivido la scosse nei suoi abitini da sera.
“S… Sì… Questo posto è così…” Faticò a pronunciare quell’aggettivo, come se avesse paura che il luogo stesso la punisse per la sua impertinenza “…Tenebroso…” Attese con il fiato sospeso, per vedere se qualcosa accadeva, ma il luogo sembrò anzi quasi gradire, così si fece più spavalda e continuò “… E squallido e vuoto!” Concluse ritornando nella sua postura spavalda, ma la sua interlocutrice non sembrò affatto impressionata da questa sua ritrovata sicurezza.
“Squallido?” Chiese con tale calma che la sua voce si udiva appena “Io lo trovo bellissimo…”
“Non faccio fatica a crederlo…” Bisbigliò sottovoce lei, lanciando un’occhiata
alla ragazza spettrale. Per tutta risposta quella si voltò e prese ad
allontanarsi, come se lei avesse smesso di esistere. “Ehi! Aspetta!
Dove vai?!” La risposta giunse senza che l’altra si voltasse.
“Ti aiuto a tornare a casa, non era quello che volevi?”
“Ma io vengo dall’altra parte!” Protestò lei, facendo notare che la rossa sembrava star addentrandosi ancora di più in quella specie di antro mostruoso.
“E’ esattamente per questo che farai bene a tenertene il più lontano possibile, se vuoi trovare la strada…” Sentenziò sibillicamente quella, senza nemmeno degnarsi di voltarsi.
Irritata da quella mancanza di rispetto, proprio a lei, proprio da una come quella, meditò per qualche istante di lasciare che quella se ne andasse e si perdesse in quell’oscurità che tanto le era cara; non si avvide nemmeno del fatto che la rossa aveva parlato di “casa” come se la conoscesse. Bastò qualche istante passato a contemplare le finestre buie da cui invisibili occhi sembravano spiarla, attendendo che tornasse ad essere sola, per convincerla a seguire i passi sicuri e regali della strana figura. In fondo non era proprio nella sua natura quella di stare da sola e, in fondo, non era certo la prima volta che accettava una compagnia non gradita pur di averne una.
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