Min(e)d Field


Il piede, guantato dalle scarpe di cuoio, schiacciò qualcosa che fece uno strano rumore quando venne calpestata; perplesso, l’uomo arrestò il passo. Inarcando il sopracciglio, chinò il capo per andare a vedere quale fosse il problema. Poi, poggiando il tallone, sollevò l’avampiede per controllare cosa si trovasse sotto… Il tempo rallentò, mentre un piccolo congegno meccanico, quasi troppo veloce per essere visto, schizzò come una molla fuori dal terreno da sotto il piede dell’uomo che non poté fare altro che guardarlo salire fino all’altezza del suo volto e poi vederlo esplodere in una nuvola di polvere grigia… L’uomo cadde a terra dibattendosi, cercando inutilmente di urlare, stringendosi la gola in fiamme con mani tremanti…
Mina ragno soffocante… Brutta storia, roba militare, quando esplode ricopre un’area relativamente piccola con questa sostanza polverosa che ti entra dentro le vie respiratorie e si attacca alle pareti dei polmoni, impedendo agli alveoli di assorbire ossigeno… ottima per le operazioni coperte: lascia residui minimi e praticamente non fa rumore… Deve essere una morte davvero orribile, gonfi i polmoni inghiottendo aria, ma è come se fossi nel vuoto e più ti agiti prima muori per mancanza d’ossigeno, mentre la composizione chimica della polvere ti fa bruciare naso gola occhi e tutto il petto come se fossi all’inferno…
«Papà! Che cazzo è successo?!» Gridò Joey, avendo visto dalla distanza il padre cadere a terra ed avendo intuito gli spasmi soffocati che volevano essere grida «Papà! Stai bene?!» Chiese il ragazzo alzando la voce mentre lasciava il passo svelto in favore di una preoccupata corsa verso il genitore. Joey fece appena in tempo a vedere il genitore che si dibatteva sopra al tappeto di foglie in preda a convulsioni laceranti, quando incappò in un filo sottilissimo ed invisibile teso all’altezza del petto; ci fu una leggerissima resistenza da parte del filo mentre il ragazzo ancora nell’atto di correre non poteva far altro che voltare il capo verso la sua destra dove il filo cedette e trascinato dalla sua foga fece scorrere verso di lui un capo di esso, al quale era legato un oggetto sferico… Con un fragore attutito, l’oggetto esplose a distanza praticamente nulla dal giovane, liberando dilanianti schegge di metallo che straziarono il corpo del giovane riducendolo a brandelli sanguinolenti mentre il suo grido di morte veniva coperto dal sordo boato dell’esplosione…
Granata a basso potenziale…Se ti scoppia vicino, però, non fa alcuna differenza, ti straccia la carne come una granata normale, ha però un raggio di distruzione molto meno ampio e non lascia un granché di segni sul luogo dell’esplosione, ti basta un po’ di pazienza per raccogliere le schegge conficcate negli alberi e nessuno saprà mai che lì è scoppiata una granata… Fatta eccezione per i brandelli di carne, ovviamente…
Uno stormo di uccelli si levò dalle chiome degli alberi, mentre il sordo rumore della granata li spaventava; Mike e la madre voltarono lo sguardo verso il bosco di scatto, poi, prima di dire qualunque altra cosa, il ragazzo lasciò cadere le stoviglie di plastica e si precipitò a rotta di collo verso il bosco, presentendo il peggio…
Sara, da dietro il dosso dove si trovava la fontana, fece scattare lo sguardo verso i volatili che si libravano in volo e decidendo per un’azione rapida, smise di riempire la brocca e con lunghi passi che rasentavano la corsa si mosse a superare la collinetta per arrivare in vista del tavolo
«Mamma! Mamma che succede?!» Chiamò la ragazza ancora prima di poter vedere il genitore «Mamma?! Che cazzo sta succedendo?!» Gridò sperando di suscitare una risposta, una qualsiasi, ma nulla replicò, e non appena il suo sguardo superò il dosso, tutto le fu chiaro… La madre giaceva con gli occhi sbarrati, quasi increduli, riversa sulla tavola amorevolmente imbandita, la tempia forata e sgorgante sangue che chiazzava il tavolo perfettamente preparato, la bocca aperta nello stesso stupore che gli occhi avevano trovato in quella morte inaspettata… «Mamma!!!» Gridò Sara correndo dal genitore, nella illusoria speranza di poter fare qualcosa, ma ancora prima di potersi rendere conto se tutto ciò stesse accadendo realmente, un altro boato riempì l’aria «Mike!!!» gridò ancora lei, mentre faceva cadere la brocca a terra e scendeva verso il bosco aiutandosi allargando le braccia per migliorare l’equilibrio. Le urla di dolore agonizzante si levarono dal folto degli alberi mentre la ragazza vi si addentrava e seguiva le grida che la portarono oltre i primi tronchi dove vide il fratello giacere sul terreno tutto chiazzato di rosso… Il corpo riverso era ricoperto anch’esso di macchie cremisi, ma la cosa più spaventosa erano certo i mozziconi insanguinati che ora stavano al posto delle gambe e che dai jeans lacerati lasciavano intravedere l’osso bianco
«Aaaaaaahhh!! Aaaaah, Cazzo che Male!!! Cazzo!!! Aaaaaah! Sara!!! Sara!!!!!» Gridava il fratello tra le lacrime dibattendosi in preda agli spasmi del dolore; subito Sara gli fu accanto, inginocchiandosi, senza la più pallida idea di che cosa fare né di cosa stesse accadendo. Gli sollevò il capo e gli prese una mano, le lacrime già sul suo volto
«Mike! Mike che è successo?!»
«Sara! Sara cazzo che male!! Aaaaahhh, che dolore!!»
«Calmo, stai calmo, andrà tutto bene!» Disse assolutamente terrorizzata e senza alcuna speranza di star dicendo il vero
«Sara, aiuto!! Cazzo! Non sento più le gambe!!! Aaaaaaah!!»
Certo che non senti più le gambe – Pensava Sara in una freddezza che sapeva di follia – non le hai più….
«Non è niente, non è niente! Vedrai che andrà tutto a posto, ci sono qui io adesso!» Il fratello la guardò dal basso, ansimando e cercando di smettere di gridare, mentre le urla si trasformavano in rauchi echi che gli squassavano il petto ed il viso…
«Aaah! Sara! Che cazzo di male! Non mi lasciare!» La pregò mentre il respiro si faceva affannato nella paura e singhiozzante gonfiando il petto in un ritmo palpitante.
«Non ti lascio! Non ti lascio! Ora cerca di stare calmo!»
Lo sguardo di lui incontrò quello di lei e le sue palpitazioni sembrarono calmarsi…
«Sara… Sara, cazzo quanto sei bella… Non dovevo nascere tuo fratello…»
«Che stai dicendo? Cerca di non parlare!»
«Sara io…» disse protendendo il collo verso di lei, come a cercare di raggiungerla. Sara comprendendo fece per chinarsi, lasciando che i rossi capelli le scavalcassero la spalla e finissero per sfiorare il volto di Mike mentre avvicinava le labbra a quelle di lei… Non aveva mai visto Mike con un’espressione felice come quella di quell’agonizzante idillio… Fu un peccato che fu l’ultima che ricordò sul suo volto… Senza essere preceduto dal normale boato, un colpo di pistola spappolò la testa di Mike, prendendolo evidentemente di lato, poiché letteralmente un pezzo di cranio si staccò e parte del materiale cerebrale schizzò fuori… Sara con un grido acuto di terrore scattò in piedi ormai vicina ad essere preda del panico e con gli ultimi sprazzi di lucidità capì che qualunque cosa avesse colpito Mike poteva benissimo colpire anche lei e scattò dietro un albero appiattendo la schiena contro di esso...
«Oooh, prendiamo copertura…» Fece sarcastica una voce maschile proveniente dal folto degli alberi «Brava, proprio brava… ma non montarti la testa, se avessi voluto ammazzarti avrei sparato alla tua testolina di cazzo, anziché a quella di quel coglioncello…» Sara annaspò dibattendosi contro il suo fiato corto e la sua paura, cercando di rimettere insieme i cocci della sua razionalità andati in pezzi insieme alla testa del fratello… «Oh, lo so che ti stai chiedendo… «Perché mi ha lasciato viva, allora?»… Beh, dolcezza, ci vuole poco a capirlo, visto il gran bel davanzale che ti porti appresso, non vedo l’ora di dare un’occhiata a come sei messa di sotto…» Sara si guardò in giro, preda del terrore più nero, cercando una via di fuga, cominciando a pensare tra quali alberi sarebbe stato meglio zigzagare per essere un bersaglio meno facile… che l’altro dicesse pure quello che voleva, le dava solo altro tempo per pensare… «Ah, lo so che pensi ora, ti stai già immaginando come svignartela, ma ti do un consiglio: è meglio che ti calmi e fai la brava se vuoi vivere il più a lungo possibile… l’intera zona è minata e un solo passo falso vorrebbe dire che il tuo bel corpicino verrebbe sparso in un miliardo di pezzi come quello dei tuoi tre amici idioti…»
Papà, Joey… – pensò Sara disperata – Minata?…
Ragionò col cuore palpitante, gli occhi guizzanti in ogni direzione per trovare segni di quel pericolo invisibile… Se la zona era minata sarebbe stato impossibile scappare, pensò terrorizzata, eppure nel raggiungere Mike non aveva incontrato nessuna mina… Forse era solo un bluff… Sì, contaci… E le gambe? Mike se le era amputate da solo?… Forse solo l’interno del bosco era minato, forse… Se lei avesse dovuto minare un posto per poi stare a guardare, di certo non avrebbe minato un campo aperto, ma un posto dove ci si poteva nascondere facilmente, tuttavia, lei non aveva mai minato un bel niente… Doveva prendere tempo…
«Perché cazzo fai tutto questo?!! Che cazzo vuoi da me?!!!»
«Oh, non l’hai persa la lingua allora… Beh, che vuoi che ti dica… Mi piace, mi piace ammazzare la gente, specie quando sono dei coglioni come voi… mi da un gusto… un gusto inconfondibile… come Glen Grant!»
Pazzo… Un pazzo fottuto… Se gli finiva in mano, Sara aveva ben poco da sperare, la verginità era l’ultima cosa di cui doveva preoccuparsi… Meglio saltare per aria per un giudizio avventato che aspettare lì che quello stronzo la venisse a prendere…
Sara si gettò in avanti, ripercorrendo i passi che l’avevano portata da Mike, sicura che quella zona fosse sgombra da pericoli e in un fiato che sembrò non finire mai, si gettò oltre l’ultimo degli alberi che segnavano il limitare del bosco, tentando sempre di mantenere qualche tronco tra lei e l’immaginaria posizione dello psicopatico. Si rialzò incespicando, correndo lungo il confine degli alberi, per mantenersi un bersaglio difficile il più possibile
«Oh, oh, oh! Una furbacchiona! Così avevi capito che non avevo minato l’esterno del bosco, eh?» Ma come cazzo faceva quello? Leggeva nel pensiero? Ma che cazzo gliene fregava in fondo? Ora l’unica cosa importante era correre, correre fino a che non c’era più fiato e poi ancora un po’, lasciandosi dietro quel pazzo… E tutta la sua famiglia morta…
La figura uscì di scatto dal bosco, sollevando una mano armata, ma di certo Sara non si voltò a vedere chi fosse… Con la coda dell’occhio aveva visto l’uomo sollevare la pistola stando sul fianco, come un professionista, ma oramai aveva un bel da fare, era lontanissima e correva il più possibile, non poteva più prenderla…
«Fermati! Fermati piccola bastarda o sparo!» Sì, bravo, continua a parlare, io intanto ti saluto… Da dove era ora, di certo non avrebbe più potuto colpirla e per di più vedeva davanti a sé una china che l’avrebbe aiutata a scomparire del tutto… Tuttavia, senza ulteriori avvisi, la pistola col silenziatore lasciò partire il colpo… Preciso, inumanamente preciso, il pezzo di piombo volò veloce e si schiantò sul polpaccio di Sara, trapassandole la gamba da parte a parte. La ragazza spalancò gli occhi e la bocca per il dolore e perse inevitabilmente l’equilibrio, precipitando lungo la china, in una serie di ruzzoloni che la portavano a cozzare contro le pietre in maniera piuttosto dolorosa, rendendo la caduta un'accozzaglia di un lungo grido disperato e di molti altri contraccolpi che il diaframma trasformava in urla spezzate; Sara tentava di fermare la caduta cercando di piazzare le braccia, ma la forza centrifuga e la pendenza vanificavano ogni suo tentativo, mentre la continua rotazione le rendeva persino impossibile comprendere dove stava rotolando. Infine, una fossa la accolse spezzando un’ultima volta il suo grido in modo netto, prima che il suo corpo superasse il ciglio della scarpata e precipitasse nel vuoto alla volta del fiume selvaggio sottostante. Sentendosi precipitare nel vuoto, la gola di Sara proferì in un terribile e disperato grido che riecheggiò sulle pareti del crepaccio e si interruppe solo quando incontrò il pelo dell’acqua e fu accolto dal fragore delle acque impetuose che la inghiottivano. L’uomo si fermò sul bordo del baratro guardando di sotto, la pistola nella mano lungo il fianco…
«Sei fortunata, piccola troietta…»