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“Ora ho compreso, Madre Mia… Vi prego, fatemi tornare nel mio Incubo…
cercherò in quella notte di Sangue e Fuoco la mia felicità… Non fuggirò
più… Affronterò le Creature che lì mi attendono per divorarmi fino al
giorno in cui non mi spegnerò… Fino ad allora vi dedicherò tutto ciò che
mi rimane, per quanto misero… Fino quando infine non mi riterrete degna
di tornare tra le vostre braccia…” Già il suo animo sembrava ritemprato
in un fuoco sacro, infine pronto non solo ad accettare il suo destino,
ma anche ad affrontarlo per quanto invincibile, quando la voce della
Madre tornò da lei dicendo ciò che mai avrebbe pensato di udire
“Sciocca…” Sussurrò la voce di Amryza con il tono dolce e amorevole
della madre più gentile “…le creature che ti perseguitano nel tuo Incubo
non ti hanno mai cercata per infliggerti dolore… Esse per tutti questi
anni hanno tentato di raggiungerti perché sei la sola a comprendere il
loro dolore” Mancandole ancora un corpo, la Ragazza non potè sgranare
gli occhi dalla sorpresa, ma la sua stessa essenza vibrò a quella
rivelazione “Come tu hai chiamato me per correre in tuo soccorso, esse
per anni hanno chiamato te perché potessi alleviare le loro pene… E tu
li hai sfuggiti.”
Un’ondata di un nuovo dolore la avvolse in quel bianco totale, un dolore
non per sé, ma per gli altri. Ricordando quanto avesse desiderato che
qualcuno alleviasse le sue pene, ella poteva fare ben altro che solo
Immaginare quanto fosse terribile non trovare alcun appiglio o salvezza…
Lei lo sapeva con la massima chiarezza… Quel nuovo dolore fu presto
Tristezza per non aver potuto salvare i suoi “simili”… e ancor più in
fretta si mutò nella compassione che avrebbe voluto dedicassero a lei,
ora nata nel suo cuore… E già cancellava il dolore per l’errore commesso
e già premeva perché si tuffasse in quell’Incubo che tanto aveva odiato…
E già desiderava tornare per salvarli e già la colpa diventava la
volontà di redimersi… di redimerli.
E davvero per un momento scordò l’angoscia del suo Incubo e il dolore
del suo corpo carbonizzato dandoli in cambio per il desiderio di
sollevare altri da quello stesso dolore.
Per la prima volta nella sua vita, il Dolore era cessato.
Non vi era luogo in quel Bianco infinito in cui la Dea non fosse
presente. Non vi era cielo o terra e lei non aveva occhi per rivolgerle
lo sguardo di immensa gratitudine che voleva donarle. Così tacque e
rivolse quella parte della sua anima all’intero universo Bianco. La Dea
accolse quel vagito di una nuova volontà con il sorriso di una Madre
orgogliosa e le rivolse nuovamente lo sguardo
“Tu mi hai reso orgogliosa, Figlia Mia. Ti guardo e tutto ciò che vedo
mi onora. Voglio ricompensarti: ti donerò qualunque cosa tu voglia, fino
a che non sarai felice” Finalmente padrona di cosa desiderasse davvero
fare e dove giacesse in vero la sua salvezza, la sua Libertà, la ragazza
pronunciò la sua richiesta, anche se con una punta di rammarico… Non per
quanto non poteva ottenere, ma per quanto poco potesse dare
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