"Take Cover!"

Ishmael -

BGM: “Breathe”

Le ombre fosche che le luci di emergenza proiettavano sul corridoio non erano nemmeno lontanamente inquietanti quanto le figure che le proiettavano; uomini avvolti in ipertecnologiche tute da combattimento, con il volto coperto da un elmetto dall’apparenza inquietante, si precipitavano lungo un corridoio nell’ala Armamento della Corporazione, spronati dall’incessante suono del segnale di Adunata per la missione. Con precisione e tempismo meccanico, ogni componente della squadra afferrava con rapidità l’armamento dalla rastrelliera preposta per poi passare al resto dell’equipaggiamento. Poco più distante i mezzi di aviotrasporto già accoglievano con i portelloni spalancati i membri che avevano completato i preparativi, lasciando che questi prendessero posto con ordine e fervore militare all’interno del proprio ventre d’acciaio. Gli uomini a cui era stato assegnato un esoscheletro di potenziamento si chiusero nelle loro corazzature meccaniche, collegando gli impianti neurali al sistema di controllo. Ciascuno controllava velocemente i dati della sequenza di accensione che scorrevano direttamente sulla loro retina e, una volta ricevuto dall’AI il verde su tutti i controlli, lanciavano il mezzo sulla rampa parabolica di accelerazione per poter spiccare il volo dalle postazioni di lancio già con una considerevole velocità.
Presto uno scuro sciame si levò dalla roccaforte della D’Monics, ma pochi poterono tremare davanti alla sua comparsa, poiché era una minaccia invisibile. I mezzi attivarono i sistemi di mimesi ottica, sonica e termica non appena lasciarono l’hangar, a malapena spostando qualche colonna di vapore che si levava dalle strade al loro passaggio.
La Caccia stava per Concludersi.

La conversazione tra Izu e Ishmael si interruppe inspiegabilmente per qualche istante, lasciando Ari a fissarli perplessa per la totale assenza di attenzione, come se non avessero più nulla intorno a loro, poi, quasi contemporaneamente, i due fecero scattare lo sguardo verso l’alto rivolgendolo al soffitto del parcheggio. Ari non avrebbe saputo dire come l’avesse capito, poiché, oltre a essere occultato dal mantello, il volto di Ishmael non era in grado di assumere espressioni, eppure era certa di poter cogliere la medesima agitazione che poteva veder funestare lo sguardo assolutamente inquieto di Izu. Ebbe però poco tempo per rifletterci. Il ragazzo si gettò su di lei, trascinandola di forza dietro un enorme pilastro mentre gridava con tutto il fiato che aveva in corpo
“Nascondetevi!!”
“Prendete Copertura!” Tuonò a sua volta Ishmael agli altri abitanti del rifugio mentre ben più rapidamente di quanto gli avevano visto fare i ragazzi assumeva la sua forma gigantesca.
Gli altri ebbero appena il tempo di voltarsi per cercare di capire cosa avessero appena sentito quando un enorme raggio luminoso penetrò dal piano superiore attraverso la struttura, disintegrando tutto ciò che incontrava, probabilmente non fermandosi se non un paio di piani sotto al loro. Le urla si levarono tutt’attorno, ma non erano di quelli feriti, perché essi non avevano avuto nemmeno il tempo di sentire dolore, prima che la loro struttura si disgregasse a livello atomico, ma gli altri avevano avuto tutto il tempo per osservare i loro amici svanire per sempre nel breve lampo di luce. Dall’alto, il Warlock della D’Monics, fluttuando sopra il palazzo, aveva appena terminato l’esecuzione della sua stregoneria; le truppe meccanizzate si tuffarono nel tunnel creato dal loro stregone con l’intento di spazzare la zona dai primi eventuali “ostacoli” mentre le truppe di terra si preparavano ad atterrare a loro volta. Come uno sciame di letali e gigantesche Formiche di acciaio, il plotone del Tenente Higa si riversò all’interno del rifugio con furia e rapidità devastante; coordinati da un preciso briefing e dalla proiezione tridimensionale della mappa dell’edificio, i soldati si divisero i piani da battere tanto efficientemente che le prime truppe meccanizzate raggiunsero il livello su cui si trovavano Izu e Ari solo 15 secondi dopo l’assalto del loro Warlock.
Ishmael gridò ai ragazzi di allontanarsi dall’apertura mentre lui faceva esattamente il contrario, per andare a verificare i danni e le perdite subite. Il suo sistema conteggiò immediatamente le unità rimaste su quel livello, ma lo avvertì anche delle esplosioni ai piani superiori che si avvicinavano sempre di più e della massiccia ondata di mezzi d’assalto proveniente da sopra di lui. Gli esoscheletri della squadra meccanizzata piombarono attraverso l’apertura circolare come falchi inserendo il controllo inerziale per ridurre la velocità di atterraggio e rilasciando una preliminare salva di missili per pulire la zona da eventuali “fastidi”. Il campo di forza di quello che una volta era Ishmael non potè che deviare i colpi diretti e proteggerlo dalla forza della violenta esplosione, lasciandolo illeso, al contrario di quello che lo circondava. Sul visore del pilota leader della squadra comparve la ricostruzione olografica del campo di operazione ancor prima che il fumo si fosse diradato e egli non potè fare a meno di notare la torreggiante figura che sembrava noncurante di aver appena ricevuto in pieno un bombardamento dalle truppe meccanizzate della D’Monics
“A tutte le unità: individuato Ostile di classe Gamma o superiore localizzato al livello zero. Priorità assoluta di abbattimento: ingaggiare!” Rispondendo alla condanna a morte del suo leader, l’esoscheletro più in prossimità aprì il fuoco con il cannoncino automatico, vomitando una grandinata di proiettili letali sull’obbiettivo. Ma quello che il pilota ignorava era che quello era ben altro che un bersaglio di classe Gamma… Ishmael non si curò nemmeno di spostarsi, ma emise invece un suono che sembrava un grido animalesco pieno di rabbia e sollevò le braccia meccaniche. Mentre la raffica nemica stracciava il telo mimetico rivelando le sue impressionanti fattezze, le armi automatiche nelle braccia risposero al fuoco crivellando l’esoscheletro corporativo e facendolo schiantare a terra con fragore incredibile. Alla vista del loro compagno caduto, gli altri cambiarono formazione e lasciarono partire una salva di mini missili verso l’obbiettivo, ma con furia che il vecchio storpio non aveva mai lasciato presagire, Ishmael spiccò il volo, fracassando la pavimentazione sottostante a causa del boom sonico dell’accelerazione e dirigendosi diritto verso i propri assalitori. La maggior parte della salva non riuscì a chiudersi in tempo sul fulmineo bersaglio, ma alcune delle piccole testate impattarono nonostante tutto, esplodendo con un terribile fragore; questo servì solo ad aumentare il terrore del pilota dell’esoscheletro che vide la cortina di fumo generata dall’esplosione squarciarsi per lasciar apparire il suo nemico illeso che gli piombava addosso. Troppo lento per la macchina di morte che Ishmael era stato creato per essere, il pilota fu investito dalla carica del gigante che lo impalò con terribili lame ad alta frequenza estroflesse dalle avambraccia. Afferrando il relitto dell’assalitore, il Difensore dei senza difese cominciò a vorticare su se stesso per ottenere forza di lancio e tenere lontani gli assalitori, poi scagliò la carcassa contro un altro mezzo corazzato facendolo carambolare al piano inferiore in una mortale caduta. Gli esoscheletri più distanti presero l’occasione per una seconda salva di missili, consci di dover sgomberare in fretta l’area prima dell’arrivo delle truppe di terra, che certo non avrebbero retto un confronto su quel livello. Ishmael, dal canto suo, non era preoccupato per quel secondo attacco: i suoi scudi di forza avrebbero retto come avevano retto prima, ma la sua priorità non era eliminare i bersagli, bensì ridurre al minimo le perdite. Sollevando la mano, scagliò una moltitudine di raggi laser; il sistema gravitazionale creò delle microvariazioni nel campo di gravità della zona per guidare le armi ottiche a bersaglio sicuro, inseguendo quante più testate potevano essere abbattute. Anche così, il gigante non riuscì ad evitare che altri colpi superassero lo sbarramento e quelli che non si schiantarono inutilmente su di lui finirono per danneggiare irrimediabilmente la struttura sottostante.
Le cose si stavano mettendo davvero male. Sapeva che per quel rifugio era oramai giunta la fine: non aveva ancora una stima efficiente del potenziale bellico del nemico, ma era ormai chiaro che eliminarli tutti prima (o senza) che la struttura subisse danni irreparabili, era impossibile. Era anche certo che fossero qui non per cacciarli via, ma per ucciderli tutti per recuperare il Libro. Impartire un ordine di evacuazione sarebbe stato inutile: sicuramente gli uomini della Corporazione erano appostati alle possibili uscite per catturare (e probabilmente uccidere) ogni sopravissuto o fuggitivo. Doveva prima eliminare queste unità per riuscire a dare una speranza di salvezza ai suoi protetti. Le unità nemiche si stavano dispiegando per accerchiarlo, alcune di esse scendendo ad un’altitudine inferiore alla sua, pronte ad atterrare; Ishmael colse l’occasione per tuffarsi su una di queste, scaraventandola a terra per poi accelerare i motori gravitazionali strisciando la carcassa dell’esoscheletro fino alla paratia dell’uscita, dietro la quale era sicuro di trovare altri uomini assetati di distruzione… L’avrebbero certamente trovata…
Ari e Izu avevano corso a perdifiato per allontanarsi dal foro che vomitava nemici armati e desiderosi di porre termine alle loro insignificanti esistenze. Non sapeva se fossero al sicuro in quell’angolo buio al riparo della colonna portante di cemento, ma nel cuore di Izu un sentimento si stava facendo più forte della paura: il rimorso. Sapeva che, in un certo senso, tutto quello che stava accadendo era colpa sua: quegli uomini volevano il libro, proprio come aveva detto Ari, proprio come lui stesso sapeva, ma fino a quel momento, non era stato in grado di immaginare efficacemente cosa può fare una Corporazione quando ti vuole morto… Era come se nulla avesse importanza… Le leggi, l’opinione pubblica… la vita umana… Quanti sarebbero morti oggi per il delirio di onnipotenza di questa Corporazione… o per il suo capriccio di tenere quel Libro? “Un giorno come un altro giù negli Slums” gli avrebbe risposto uno qualunque dei rifugiati di quel posto… uno ancora vivo, si intende… Eppure, stranamente, nonostante il rimorso, non sentiva affatto il desiderio di gettare in pasto il Libro a quei mastini per dare l’opportunità a loro e agli altri di scappare: non voleva cedere, non voleva restituirglielo… Era un po’ che si interrogava su questo sentimento; lo sentiva pressante e imperante dentro di lui, eppure non sapeva perché si impuntasse così tanto su un capriccio così irrazionale e così rischioso per la propria vita… cominciava a chiedersi se il desiderio fosse davvero suo e non suggerito da qualcuno alla sua testa o al suo cuore…
“Izu, cosa facciamo?!” Lo risvegliò la terrorizzata voce di Ari che già da tempo tremava e si copriva il capo a seguito del boato delle esplosioni che si susseguivano a breve distanza da loro. Lui si voltò verso di lei, cercando di mettere assieme le poche idee che possono venire in una situazione simile
“Noi… Dobbiamo cominciare a muoverci verso l’uscita dove è andato il Signor Ishmael. Sta tentando di aprirci un varco per farci scappare tutti quanti! Dobbiamo essere pronti quando succederà!” Ari rimase un attimo a fissarlo con un’espressione di incredulità mista al timore per la propria vita.
“Ma… Ma come fai a saperlo?!” Izu cercò di dominare la paura che attanagliava anche lui per poter farle un sorriso il più rassicurante possibile
“Ho una guida, ricordi?” Ari riprese la speranza nel ricordare che anche loro potevano contare su qualcosa di straordinario. Di fronte alla potenza bellica della D’Monics, il suo corpo non le era mai sembrato così fragile; aveva la sensazione, la paura, che se anche avesse commesso il più piccolo errore, si fosse distratta anche solo per un brevissimo istante o avesse messo la testa fuori anche solo per un secondo da quel nascondiglio, la sua morte sarebbe giunta terribile e dolorosa. E purtroppo aveva ragione. Ma il pensiero di non dover fare affidamento solo sul suo debole e fragile corpo le ridiede speranza: di certo ora avevano una carta che li avrebbe portati in salvo, come li aveva portati fuori dalla D’Monics. Izu ce l’avrebbe sicuramente fatta! Lui era molto più forte e sicuro di lei! E poi aveva quella voce che lo guidava!
Il pensiero le faceva tornare un tenue sorriso sul volto e le scacciava un poco di lacrime dagli occhi grandi e luminosi, così si asciugò quelle che rimanevano e annuì alla volta del ragazzo. Lui le sorrise di rimando, felice di averla rincuorata, poi si voltò a guardarsi dietro la spalla, di scatto… E fu allora che divenne chiaro che, a volte, sapere come andranno le cose non ti aiuta a cambiarle…
Una raffica di proiettili fu scagliata da un punto imprecisato dell’ ampio ambiente. Non stavano mirando a loro, forse non stavano proprio mirando a nessuno, forse era solo una raffica di sbarramento, o dei proiettili vaganti, ma non aveva molta importanza… Anche senza volerlo, quei proiettili non avevano scelta: avrebbero trapassato qualunque cosa avessero incontrato. Il corpo di Izu fu raggiunto da due o tre colpi che crivellarono la pesante colonna, probabilmente costruita in un tempo in cui proiettili superperforanti e runici non esistevano ancora. Il suo corpo si piegò e si contorse, forse in risposta alla forza di impatto, forse al dolore; il ragazzo pronunciò un grido roco e smorzato mentre stringeva i denti e spalancava gli occhi, poi cadde riverso a terra, raggomitolandosi su se stesso e con le macchie di sangue che andavano via via facendosi più larghe sui suoi vestiti.