Der Schrei


Così fu fino a che venne il giorno in cui la guerra tocca anche chi la guerra non vuole. Così fu fino a quando gli stessi orchi che avevano arso il corpo e l’anima della bambina non ebbero tanta fame da voler saccheggiare persino quel luogo che Selinue aveva costruito come santuario per gli infermi. Così tutto ricominciò da capo e sebbene le frecce dell’elfa volassero precise come una volta, poco potevano fare contro la fame e l’orda che stavano piombando loro addosso. Riuscì però a fare in modo che gli altri fuggissero, che tutti fuggissero… Tutti tranne chi era rinchiusa in un incubo e il cui corpo non avrebbe sopportato la fuga.

Selinue concluse la sua ritirata nella stanza della ragazza, conscia di quale sarebbe stato il suo destino. Per scelta si era sacrificata per i suoi malati, eppure era spaventata, come lo sarebbe chiunque di fronte al destino che ora le toccava. Giunse le mani inginocchiata al capezzale della ragazza sua ultima ospite e pregò Nidillia perché le concedesse una morte rapida e non una lunga schiavitù tra le mani di quelle bestie. Lì lei pensava sarebbe giunto il suo destino.

Lì invece la ragazza udiva nel suo incubo gli echi della realtà… Troppo vivido era il ricordo della notte della sua prima morte perché quell’incubo la salvasse da esso. Anche se immersa in quel mondo orrendo, seppe subito con certezza cosa stava accadendo. In un primo istante fu quasi sollevata… Infine avrebbe potuto morire… Poi il terrore le suggerì un epilogo ben diverso… Cominciò a sentire nuovamente il caldo delle fiamme… e cominciò a pensare che forse in quegli anni si era allontanata troppo dal suo corpo per sperare ora che la sua morte potesse salvarla… Forse invero avrebbe solo lasciato che la sua anima immortale rimanesse intrappolata per la vera eternità in quell’incubo, senza nemmeno il sollievo della morte a confortarla. Fu così che anche lei, nella sua orrenda prigione tese le mani al cielo nero e invocò aiuto

“Oh Grande Madre Amryza!! Ti prego aiutami! Ti imploro Liberami! Dammi la Libertà! È tutto ciò che desidero! Non ti chiedo né oro, né potere, né alcuno dei doni che tutti gli abitanti di questa terra tanto bramano e per cui uccidono! Desidero solo essere Libera! Ti prego salvami da tutto questo!!”

Mille altre parole avrebbe versato e mille volte più forte avrebbe gridato… Ma non fu necessario. Tutto fu improvvisamente silenzio: i lamenti delle creature cessarono, i sinistri cigolii lontani si zittirono e persino la sensazione delle fiamme che le giungeva dal mondo reale venne a mancare. Al loro posto, giunse invece una voce, ma le parole che disse le donarono un terrore che ancora non pensava possibile.

“Tu mi hai deluso, Figlia Mia. Ti guardo e tutto ciò che vedo mi disgusta” Solo i mortali dall’animo più saldo e dalla volontà più temprata potrebbero non tremare nell’udire la Voce della Dea che presiede agli inferi e la ragazza non era nulla di tutto ciò. Un febbrile tremito si impadronì di lei e la fece crollare sulle ginocchia, il suo sguardo perso nel nero cielo del suo incubo dove pensava dovesse rivolgere gli occhi per guardare la Dea.

“Amryza, Madre degli Elfi Oscuri, ti prego perdonami! So di essere inutile e infima! So di non poterti servire, ma ho pagato il mio crimine! Vedi il mio corpo: è storpio e immondo! Vedi la mia anima: è chiusa in un Incubo in cui non v’è salvezza né riposo! Ti imploro risparmiami altre sofferenze! Sin dalla mia nascita non ho desiderato altro che la Libertà! Non voglio più essere costretta alla sofferenza! Liberami, ti Scongiuro! Lasciami tornare a quel mio sogno che facevo da bambina! Lì mi rinchiuderò e sparirò per sempre, così che tu non debba avere più vergogna di me!!”

L’incubo parve farsi ancora più buio e la voce della Madre lasciò solo che il silenzio fosse re per alcuni istanti. Poi fece ritorno, portandole rimprovero e speranza allo stesso tempo.

“Tu mi chiedi la Libertà, Figlia Mia… Ma tu non sai nemmeno cosa desideri: tu non sai cosa sia la libertà e non sai nemmeno cosa sia l’obbedienza. Ma io sono comunque tua Madre e ti farò comunque un dono… Anzi… Poiché tanto hai sofferto, farò di più: ti donerò qualunque cosa tu voglia, fino a che non sarai felice ”

“Oh, mia stupenda Madre! Grazie! Sapevo che almeno tu non mi avresti abbandonata! Io allora desidero la Libertà, ti imploro rendimi Libera e io sarò felice!”