Tenshi no Namida


Ne era tanto convinta che quando venne per l’ennesima volta sconfitta e il funzionario si chinò su di lei sprezzante, per chiederle se il suo non fosse un aperto insulto alla Grande Madre, visto con quale pervicacia lei continuava a recarle disonore con la sua debolezza, lei rispose senza esitazione di no. E quando allora quello si chiese se lei sapesse che cosa si aspettava Amryza dalle sue figlie, Drusinua non ebbe esitazione… Raccontò di una Madre Oscura severa, ma saggia, raccontò di una Madre che voleva il valore in battaglia, ma sopra di esso voleva l’onore e un cuore puro e impavido. Rispose che la Madre preferiva vedere un figlio retto e onorevole che cadeva, piuttosto che uno meschino che vinceva.

Se a queste parole, che non si erano mai udite in quel luogo, il funzionario avesse risposto con la più violenta percossa o la più prolungata reclusione, probabilmente Drusinua avrebbe patito la punizione, ma il suo spirito si sarebbe rinsaldato, la sua fede temprata… Ma all’attimo di incredulo silenzio che la sua affermazione fece calare, non seguì né un urlo iracondo, né lo schiocco di un bastone…

Tutti si misero semplicemente a ridere…

…Ridevano di gusto, ridevano quasi sguaiatamente… Ridevano di lei… e della sua fede… Fu questo a farla vacillare. Fu questo a farla scappare. Fu questo a farla correre via verso il tempio, mentre quelli tanto ridevano che nemmeno più si curavano di dove andasse quella ridicola ragazzina. Drusinua era stata addestrata bene, a sopportare il dolore e ad odiare la debolezza e le avevano insegnato che il segno della massima debolezza erano le lacrime… E fino a quel momento, Drusinua era stata forte. Forte più di ogni umiliazione. Ma quella volta, per la prima volta, pianse. Pianse perché si sentì ingannata: ingannata da quelle melliflue parole che il giovane elfo le aveva pronunciato nel tempio. Erano suonate vere, quando le aveva dette lui! Perché ora nella sua bocca non avevano la stessa forza? Perché avevano riso di quelle sue parole?

Il suo singhiozzo frantumò il silenzio del tempio, quando irruppe dalle sue porte e poi la sua voce gridò il nome della Grande Madre, inginocchiata di fronte alla sua statua… Ma ovviamente la statua non rispose… Un senso di frustrazione piegò in due la giovane Drusinua che strinse i pugni e digrignò i denti, tentando di ricacciare in fondo alla gola quel nodo insopportabile che la faceva comportare in modo indegno. Ma se la statua non si mosse, fu qualcun altro ad udire il suo richiamo… Senza abbandonare la sua calma tristezza, il giovane elfo le si fece appresso e si chinò su di lei, ma prima che potesse rivolgerle qualunque parola di conforto, il volto della ragazza scattò ad incrociare il suo sguardo, gli occhi flessi nel difficile tentativo di dominare quelle nuove emozioni che la travolgevano

“Voglio sapere!” Proruppe lei quasi ruggendo quel comando “Voglio sapere chi ha ragione!”

Il giovane, che non poteva che intuire vagamente quale fosse il tormento della sua giovane interlocutrice, nemmeno questa volta si scompose né lasciò quello sguardo triste. Fu come sempre calmo nel chiederle “Ragione su cosa, giovane allieva?”

“Da quando faccio visita al tempio – fu subito pronta lei a replicare – Mi avete parlato della Grande Madre come nessuno aveva mai fatto! Ma è vero ciò che mi dite?! E’ così che è la Madre Oscura?! O mi avete mentito?! O era solo un’altra favola?!”

Finalmente edotto del vero senso di quella furia, il giovane si risollevò, meditando la risposta che, al contrario della domanda, era tutt’altro che semplice. Senza fretta, prese posto a sedere tra gli scranni della cattedrale e, ancora in silenzio, alzò lo sguardo sulla grande statua di Amryza. Proprio quando Drusinua non avrebbe atteso un istante di più per avere la sua risposta, il giovane gliela porse.

“Ascolta Drusinua… Io… Come te, in questo tempio sono un visitatore… In cerca di un poco di pace… Un tempo ho servito la Grande Madre con la mia spada… Ho combattuto molte battaglie… Ma forse ho perso più di quanto avessi mai pensato si potesse perdere su un campo di battaglia… In cambio, mi hanno detto che ho ottenuto il favore della Dea… Ma nonostante questo, io ho perso la voglia di combattere” Tacque per un istante, distogliendo il suo sguardo dalla statua per posarlo sulla giovane “Già alla tua età, sai che un guerriero che non vuole combattere, non è più di alcuna utilità alla nostra razza… o alla Madre… E come tale non ha posto in questo mondo. Ma la mia spada ha servito persone potenti tra i casati dei nobili… E qualcuno di loro deve, in qualche modo, aver pensato di farmi un favore trasformando la mia condanna a morte in un confino lontano dalla capitale. Così mi hanno concesso di ritirarmi in questo luogo sperduto… Forse nella speranza che ritrovi il senno… O forse in attesa di trovare il coraggio di uccidermi… Ma in ogni caso, qui io, come te, non sono che un ospite sgradito… Messa da parte la mia lama, forse qui posso essere un cantastorie, o un eremita… ma non sono un sacerdote di Amryza…” Benchè le parole usate dall’elfo non fossero state poche, a Drusinua parve di udire davvero solo quelle che avevano chiuso quella strana presentazione. Prendendole per una confessione della mendacità di quanto aveva raccontato, la giovane fece per alzarsi, stringendo il pugno, la tristezza che si mutava in disprezzo.

“Ma allora voi…”

“Tuttavia…” La smorzò sul nascere il suo interlocutore, anticipando le sue rimostranze e alzandosi in piedi, andando a porsi proprio sotto la fredda statua della Madre “…Se chiedessi io a te dove credi si possa cercare la verità sulla Grande Madre… Tu cosa risponderesti?” Colta alla sprovvista da quella strana domanda, Drusinua non fece in tempo a riflettere, che già il giovane la incalzava “…Diresti forse che è qui? Che è questa la Grande Madre? Questa statua di pietra?” Non capendo bene il significato di quel discorso, la giovane aggrottò le sopracciglia, cercando di intendere dove l’elfo volesse condurla. Vedendo che, in effetti, egli sembrava attendere una risposta scosse infine lentamente e leggermente il capo in segno di diniego, ma senza abbandonare il suo sguardo sospettoso “…Allora dove? – chiese ancora lui – Dove si trova la nostra Madre? Può essere nelle mie parole? Posso io contenere la Grande Madre anche in tutto il fiato che ho e mai avrò in corpo?” Ancora un cauto segno di diniego giunse dal capo di Drusinua “…E può allora farlo un funzionario? Possono le parole di un funzionario contenere la Grande Madre più di quanto non possano farlo le mie?” Fu un breve istante quello in cui l’elfo sospese le sue parole per lasciare che affondassero nella sua interlocutrice, poi chiuse il cerchio “E possono farlo forse quelle di un sacerdote più di quelle di un funzionario?”

“I sacerdoti compiono miracoli grazie all’intercessione di Amryza” Fu svelta ad obiettare Drusinua.

“Ed è lì quindi la Grande Madre? E’ lì, dentro a un miracolo? Dentro a una ferita che si chiude? Dentro a delle gambe che tornano a camminare? Dentro alle fiamme sacre che bruciano un nemico del nostro popolo?” Fu l’altrettanto pronta replica dell’elfo “Persino il più grande miracolo non è che una frazione del potere della Grande Madre… Perché anche il più grande sacerdote non può che ripetere che una frazione del Verbo di Amryza…”

Ormai conscia di quale fosse il senso delle parole del giovane, Drusinua non era comunque soddisfatta… Voleva una risposta al suo quesito

“Ma non è comunque possibile che nessuno conosca la vera volontà di Amryza! La Grande Madre, la sua vera essenza, deve pur trovarsi in qualche luogo!”

A quell’affermazione, con calma, il giovane lasciò la statua e tornò verso di lei, ancora china nel miscuglio di emozioni che l’avevano costretta a terra.

“In qualche luogo?” Ripetè lui sollevando una mano “Certo che la volontà della Grande Madre si trova in qualche luogo… Si trova qui” Disse portando la sua mano sulla guancia della ragazza e carezzandola dolcemente. Disorientata da quel contatto, abituata al tocco degli altri solo per punirla o combatterla, Drusinua vacillò incerta nel cuore e nella mente

“Che… Che signifca?”

“Amryza ci ha creato per essere suoi figli… Nel nostro cuore ha messo tutto ciò che dovevamo sentire… Nella nostra mente tutte le parole che dovevamo pronunciare… Nelle nostre braccia tutte le battaglie che dovevamo combattere e nelle nostre gambe tutti i passi che dovevamo fare. Tu sei Amryza, Io sono Amryza. Tutti noi siamo la sua volontà. Tutto quello che senti nel più profondo del cuore, tutto quello che sai essere vero, tutto quello in cui credi… Tutto questo è lì perché lo ha posto la Grande Madre. Ogni cosa che è vera, è la Verità della Madre… Ed è già dentro di te. Non nelle parole di un sacerdote, né in quelle di un funzionario… Né nelle mie”

“Ma… Ma… E se così non fosse? Se La Grande Madre favorisse i forti, nonostante la loro meschinità? Se fosse questo quello che vuole la nostra Madre per i suoi campioni, per il suo popolo? Se per lei fosse più importante essere forti che onorevoli?”