Tenshi no Namida


Anche se disarmata ancora una volta dalla chiarezza con la quale il giovane le aveva proposto un concetto tanto complesso, Drusinua non potè fare a meno di distrarsi con un pensiero un po’ più pragmatico, non riuscendo a evitare di commentare, anche se tra i denti e distogliendo un poco lo sguardo, con un “Già sarebbe qualcosa, essere in grado di mettere a segno qualche colpo con qualche tecnica nuova… A me sembra davvero di non riuscire a combinare un bel niente… A parte stare qui ad ascoltare le vostre pur affascinanti melodie…”

“Ah, suvvia – respinse lui i dubbi senza troppe cerimonie – Per quello ci sarà sempre tempo! Imparerai come centrare le stoccate, come deviare e rispondere, sono solo delle finezze tecniche! E poi, non disprezzare così il tuo desiderio di musica! Anche quello può essere una tecnica di combattimento: non ti ho forse detto che i migliori schermidori del nostro popolo sono coloro che sanno letteralmente “danzare” sul campo di battaglia?”

“Sì, ma…” Riprese lei con rinnovato interesse, come se da tempo desiderasse confidarsi con qualcuno “…Ho anche provato a fare come nelle vostre storie! Ho Provato a “sentire” il ritmo della battaglia, ma non c’è verso! Mi distraggo soltanto!” Un nuovo sospiro giunse dal giovane

“Ma certo, giovane allieva… Ma è solo perché cerchi di “sentire” la musica…”

“E invece?” Lo incalzò subito lei

“Drusinua…” L’elfo fu sul punto di dire qualcosa, ma poi scosse il capo e lasciò cadere quel pensiero per riprendere ciò che di importante voleva dirle “…Non importa… E’ solo che sei ancora giovane… E quella è una tecnica estremamente raffinata… Non è cosa che si possa semplicemente “imparare”… specie senza aver mai visto una battaglia vera… Ma quello che è importante che tu capisca è che in uno scontro, sia esso con la spada o con le parole, devi sempre sapere che cosa desideri… Devi sempre chiederti che cosa vuoi davvero… solo quando lo saprai con certezza, sarai in grado di batterti con tutta te stessa. Non sprecare il tuo tempo e la tua felicità nel tentativo di raggiungere obiettivi di cui non ti importa davvero… Magari solo perché qualcuno ti ha detto che sono quelle le cose che devi desiderare…”

“E voi?” Disse improvvisamente Drusinua, quasi quelle parole fossero uscite da sole dalla sua bocca

“Io?” Chiese di rimando il giovane, essendo questa volta il suo turno di essere sorpreso da una domanda

“S…Sì. Voi che cosa desiderate?” Precisò la ragazza con un po’ di imbarazzo, forse accortasi di essere stata un po’ impudente “Sembrate sapere molte cose sulla Via della Grande Madre e sul Codice dei guerrieri… Ma allora perché dite di aver perso il desiderio di combattere? Non volete più servire Amryza?”

Comprendendo le perplessità di Drusinua, l’elfo mosse la testa in segno di assenso e riprese posto a sedere come gravato da un peso “Vedi giovane Drusinua… Io ho a lungo combattuto per raggiungere ciò che desideravo e l’ho desiderato con tutto il cuore. Nel fare questo, sono certo di aver seguito la Volontà di Amryza… Ma quando ho tentato di portare questo desiderio al nostro popolo… mi sono reso conto che nessuno vedeva in esso la Volontà della Madre come invece la vedevo io… A causa di ciò ho perso quello che più ritenevo prezioso e ho capito che non sarebbe stato possibile servire la Madre così come era giusto… In questo ho perso la voglia di combattere”

“Ma… E la Grande Madre allora?” Chiese subito Drusinua che, pur non avendo compreso i dettagli di quella vicenda tenuta volutamente nel vago, comunque non gradiva affatto il finale di quella storia “…Davvero non capisco! Perché la Grande Madre dovrebbe lasciare solo un suo devoto servitore come voi? Perché se siete nel giusto non interviene per far sapere a tutti qual è la strada che vuole che seguiamo? E, se chiedere un Suo gesto è troppo per noi che non siamo che insetti al suo confronto, perché non manda in nostro soccorso dei suoi emissari? Magari quegli “Angeli” di cui mi avete tanto parlato?”

A quelle domande, il volto dell’elfo tornò profondamente triste. Tornò a quella espressione triste e rassegnata che Drusinua gli aveva visto fin dal loro primo incontro e che per qualche momento, con le sue domande che a lui dovevano essere parse ingenue, era svanita dal suo volto

“Gli Angeli, Drusinua… Non fanno più visita al regno dei mortali… In un certo senso, l’unico luogo dove li puoi incontrare è dentro alle storie di qualche narratore un po’ nostalgico… E la Grande Madre… Amryza… Cosa credi tu voglia Amryza per il suo popolo? Per i suoi figli?” La domanda era certo un po’ intimorente, ma le lezioni dei funzionari sembravano univoche sul punto, quindi Drusinua non pensò molto prima di rispondere

“Che primeggino su tutto il creato?” Chiuse in forma interrogativa giusto punta da un dubbio sul finire

“E allora perché non ci ha creato immortali e invincibili? O perché non stermina tutti coloro che non si sottomettono? Credi che le manchi il potere per l’una o per l’altra cosa?”

“N… No, no di certo. Ma allora…”

“Credo che l’unica risposta sensata sia che la Grande Madre per noi desidera solo che noi si possa ottenere ciò che vogliamo. Ci ha creati liberi su questo mondo, perché noi si possa perseguire i nostri desideri, nel modo che riteniamo più opportuno e ci ha creato limitati perché la fatica di superare i nostri limiti ci sia misura di quanto desideriamo una cosa… Se fossimo immortali, o onnipotenti, non potremmo distinguere ciò che vogliamo davvero, perché nulla sarebbe difficile da ottenere. Ciò che desideriamo davvero è invece solo ciò per cui più siamo disposti a sacrificare.”

“Ma... se così si può dire che cosa voglia un singolo… Come si fa a dire che cosa voglia davvero un popolo, il nostro popolo?”

“E’ per questo che Amryza non può intervenire tra i suoi figli nel dire chi ha torto o chi ha ragione… Non è la Sua Volontà che vuole vedere realizzata… Ma la nostra… E sono solo quindi le nostre azioni a dire in che direzione noi tutti vogliamo andare… Se alcuni del nostro popolo indicano una via da seguire fatta di odio e meschinità e nessuno di noi si alza a dire che non è giusto, non sarà la Madre a farlo… Perché significa che nessuno desidera perseguire quella strada pur dovendosi scontrare con i suoi fratelli… E se anche qualcuno pur si alza ma tutti lo ignorano e preferiscono seguire parole di odio… Allora è sempre quello il desiderio del nostro popolo… E se così hanno deciso i suo figli… Una Saggia Madre non interferirà con quanto essi hanno scelto…”

“Anche … Anche se non è ciò che Lei ritiene giusto? Anche se questo la disonora?”

“Anche…” Rispose stancamente il giovane “…Molti credono che la Fede di cui si parla nelle scritture sia quella che noi tutti dobbiamo avere nei confronti della Grande Madre… Ma invero credo che la vera Fede sia quella che ha Amryza in noi. La Fede che, nonostante tutto ciò che ci ostacola, alla fine saremo abbastanza coraggiosi da scegliere la Verità e non di annientarci con le Bugie… Anche se forse non è ora, non è oggi, che il nostro popolo sceglierà questa strada. Anche se oggi chi parla di odio e sangue sarà applaudito… Anche se ora il nostro Popolo non vuole udire storie di Angeli…” Concluse l’elfo tornando a fissarla.

Drusinua, intendendo ormai che in quelle parole doveva esserci molta di quella storia non detta che lo aveva condotto all’esilio, distolse lo sguardo, forse per non dare a vedere che le parole l’avevano commossa, sentimento che, ovviamente, le avevano sempre insegnato essere inappropriato per una guerriera. Alla fine ricacciò indietro quei pensieri tristi e risollevò il capo verso di lui, e, con uno sguardo fiero che tentava di vincere l’imbarazzo gli disse

“Io vorrò sempre sentire le vostre storie sugli Angeli! Se me lo permettete, tornerò anche domani!”

“Ma certo...” Rispose lui, con quel suo sorriso che finalmente sembrava avere un poco di calore, forse un poco divertito dall’imbarazzo della ragazza

“Allora… Allora non voglio disturbarvi oltre… A… A domani!”

Con un gesto elegante, l’elfo le fece un inchino e la congedò, lasciandola arretrare mentre tentava, non senza difficoltà, di distogliere lo sguardo dal giovane e al contempo raggiungere l’uscita del tempio senza inciampare, avvolta ancora da quella strana sensazione di palpitazione che aveva nel petto.