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-Soundtrack: Come with Me
…Luna si ferma per riprendere fiato. Ansima, le batte troppo forte il cuore. Si appoggia al muro stringendosi il petto, col fiato corto. Dietro di lei ancora i passi… Si volta e uno sparo riempie il vicolo, volando a poco dalla sua testa… L’ha mancata apposta: lo sa. Allora ricomincia a correre. Si volta, poi corre, poi si volta ancora, senza fermarsi scorrendo il muro con le mani per non sbatterci, poi ancora più in fretta, si volta ancora e lui è sempre lì. Inciampa, si rialza in fretta ed un proiettile arriva proprio vicino alla sua mano mentre la appoggia per aiutarsi. Barcolla, striscia le dita sul muro voltando l’angolo ed un altro colpo si schianta dove un attimo prima c’era lei.
“Dove scappi?! Vieni qui! Vieni dal tuo caro maritino! Voglio stringerti per sempre!” Risuona la sua voce distorta nello scherno, ma lei non l’ascolta, ha troppa paura. I piedi si susseguono veloci, fanno male contro tutto quello che c’è per terra, ma non può fermarsi. Si gira un attimo per controllare e vede John che entra tranquillo, con passo incedente. Sbatte contro una rete metallica, ansima, ci infila le dita dentro e la scala. Alla cima si lascia cadere, poi si rialza, sporca, batte le mani tra loro per pulirle e scappa ancora più veloce
“Sei proprio una testarda.. Ma mi piaci per questo…” BANG… il proiettile fa suonare il bidone sull’angolo che Luna sta per voltare. Lei pianta il piede e cambia direzione scattando verso l’altro vicolo e fa appena in tempo a vederlo prendere la rete e accartocciarla come carta velina liberandosi tranquillo il passaggio. Stringe i denti, Luna, non vuole pensare all’assurdità della cosa, vuole solo sopravvivere. Affonda le dita nel terriccio di un rialzato e si issa sopra, BANG! I mattoni tra le sue gambe si scheggiano, mentre si infila sotto le fila di corde per stendere gli abiti, strisciando sul terreno. Si rialza, guarda il salto sulla strada sottostante ed esita solo un attimo, poi è giù di sotto e ricomincia a correre. Si ferma sull’angolo, coprendosi dietro di esso e sbirciando di scatto e John è lassù, in perfetto ed impossibile equilibrio sopra a un filo della biancheria
“Sei proprio indisciplinata Luna! Smettila di scappare e vieni qui dal tuo legittimo sposo! Sei mia! Non puoi rifiutarti di obbedirmi! Non farmi arrabbiare!” Poi punta la pistola “Hai detto al prete che mi avresti servito e riverito! Non vorrai tradirmi?! Non te lo perdonerei, sai?!” Luna afferra il coperchio del bidone e con disperazione glielo lancia contro, John chiude le braccia e il pezzo di latta rimbalza come contro la pietra, ma lei non lo vede, corre giù a precipizio per le scale di pietra del quartiere vecchio, fatto solo di vicoletti stretti e di edifici in muratura scadente forse solo pietre messe una sopra l’altra… Ma che le importa? Deve solo correre, scappare… dietro di lei grida John, urla indignato una rima da batticuore di cui lei può solo cogliere brani e che si chiude con un imperativo “Come With Me!”
Il fiato non la regge più, si massaggia la gola arsa, passa una mano sotto il mento, asciugando il sudore che ormai gocciola dai lunghi capelli. Ha un attimo, prima che la riprenda, pensa, ma non è così: lui è già lì sulla cima delle scale e non ansima nemmeno. E’ come se si stesse divertendo
“Già stanca?” Chiede beffardo “Non stai andando molto lontano. Arrenditi: voglio farti mia… Per sempre…. Non puoi opporti a me!” Luna dimentica la stanchezza: c’è solo la paura. Corre sotto l’arco, a perdifiato. Sente, fin troppo vicino il “click” del cane che si alza. Salta, afferra una sporgenza e volteggia. BANG. Luna vede il colpo partire a testa in giù, poi si lascia andare atterrando precaria sul bordo del camminatoio sospeso e si infila in un altro pertugio
“Smettila di schivare i miei colpi! Sei proprio una ragazzaccia! Tutto il tuo saltellare inutile mi sta dando sui nervi! Ora sono davvero arrabbiato, signorina! Sono davvero grossi guai per te! Ti meriti una sculacciata di quelle indimenticabili!” Ma lei è già ben lontana, non si ferma anche se le scoppia il cuore, per la paura, per la tristezza, per la fatica… e dietro di lei sempre quella voce sempre più piena di rabbia… Le fa venire voglia di fermarsi, è la voce di John, aveva giurato che non l’avrebbe mai fatto arrabbiare e vorrebbe chiedergli scusa, ma sa che è follia e le gambe ormai vanno per conto loro…
I piedi non la reggono più: scivola, cade, si rialza, inciampa di nuovo, si appoggia, ma il suo petto brucia troppo e l’insano delirio rimbomba ormai troppo forte per non sentirlo. Luna boccheggia, sperando di poter riprendere tutto il fiato che sente mancarle. Gli occhi sbarrati non vedono nulla, la mente continua a cercare di capire cosa stia succedendo, senza riuscirci, ma questo sotto, nel profondo. Sopra c’è solo un pensiero.. Fuga fuga fuga… Sopravvivere…
“Luuuunaaa…” Chiama canticchiante la voce, lei si sporge a guardare sotto. BANG sente l’aria spostata dal proiettile sfiorarle la fronte mentre ritrae di scatto il capo ed il proiettile non passa molto più in là. Non aspetta un secondo di più: scatta, salta, si aggrappa a quella parvenza di scaletta arrugginita e, più con le braccia che con le gambe stanche, si trascina in alto fino a che, stringendo i denti, si riversa sul tetto dell’edificio. Con un ultimo sforzo prende un mattone giacente lì di fianco e colpisce con forza le deboli saldature di ferro che già cigolavano sotto il suo peso. Uno strattone tira la scala ed essa viene via come carta pesta, impedendo che venga raggiunta… Si allontana dal bordo, previdente. Cerca di mettere insieme le idee: si asciuga ancora il sudore, si appoggia al bordo opposto e riprende fiato, il terrore fisso negli occhi…
“Sarai contenta adesso che mi hai fatto arrabbiare…” Dice lui, in piedi sul lato del terrazzo dove la scala stava fino a qualche istante prima… Luna non ha neanche il fiato o la chiarezza per stupirsi “Luna, sei l’unica che posso amare, sei fantastica, smettila di dibatterti come un pesce fuor d’acqua e lascia che ti spari” Solleva l’arma BANG, Luna rotola dietro al piccolo rialzo della struttura “Di che hai paura? Lo sai che un piccolo proiettile non ti ucciderebbe di certo, forse non lo sentiresti nemmeno… Sei fantastica, Luna! Potrò picchiarti senza che tu ti rompa come tutte le altre fragiline! Sei l’unica che mi divertirò ad amare!” John gira l’angolo pronto a catturare la sua preda, ma non c’è nessuno. Poi guarda oltre il bordo e vede la scala antincendio sull’altro lato e ghigna “Quella piccola vipera…”
Luna non si ferma: non si può fermare. Scivola tra i vicoli che rimbombano del suo respiro affannato; infine voltando un angolo inciampa ed è costretta a balzare in avanti per rotolare oltre un piccolo fornelletto da campo posto in mezzo al vicolo dai suoi padroni, seduti a cerchio intorno alla loro cena si alzano varie grida
“Ehi Bellezza! Dove vai?!
“Attenta alla cena!”
“Dove vai così di fretta?! Fermati un po’ con noi!” Luna si volta di scatto, per terra, sperando che non cerchino anche loro di aggredirla, ma sembrano solo dei senza tetto, non dei delinquenti
“Ehi! Sembri messa male c’è qualche problema?”
“Sono inseguita da un uomo! Aiuto, vi prego!”
John entra nel vicolo improvvisamente, tende un braccio verso di lei, come per raggiungerla, ma subito gli uomini scattano, imprecando sorpresi, e lo placcano in tre
“Calma bello! La signorina non vuole accompagnatori stasera” Lei un poco si calma, ma poi vede che John ha lo sguardo completamente diverso, privo della follia con cui la inseguiva
“Luna, ti prego torna a casa… Ti amo lo sai… Non mi fare più del male…” Dice dolcemente, poi di nuovo qualcosa si rompe e, proprio mentre stanno per lasciarlo, i suoi occhi diventano terribili, Luna lo vede subito e scatta via lungo il vicolo intuendo. John solleva e lancia a destra e a manca i malcapitati come fossero fuscelli, ne schianta uno contro il muro, sbatte l’altro per terra mentre l’ultimo lo fa volare così in alto che finisce in una finestra…
Si getta sul fondo del vicolo e mentre corre getta uno sguardo dietro di lei e lo vede già su di lei. Afferra uno dei bidoni e lo scaglia dietro di sé a casaccio, ma lui con un manrovescio lo accartoccia contro il muro, senza nemmeno rallentare. Luna riprova con un altro, sbilanciandosi per non fermarsi, ma anche questo lo afferra al volo e lo getta dietro di sé come un foglio di carta appallottolato. L’ultimo bidone del vicolo Luna lo ribalta soltanto sperando che lo intralci, ma quando lo incontra, John gli tira un calcio così forte e distratto che lo fa volare ad alcuni metri di altezza e non si ferma per niente… Ma sembra sempre più arrabbiato...
Luna volta l’angolo e salta, afferra il bordo dell’ennesima scala antincendio e la sale, ma John è già lì e, mentre lei tocca l’ultimo piolo, lui afferra la base della scala e con un gesto d’ira la strappa letteralmente dalla grata sovrastante facendola finire a terra…
“COME WITH ME!” Grida delirante mentre lei striscia lontano, non rassegnata si volta e riprende la corsa, a perdifiato, alla cieca, sente solo la paura e il terrore… E quelle grida dietro di lei, ogni venti passi si volta e lo vede sempre sopra a un palazzo che le grida contro pazzo di rabbia per la sua testardaggine…
“Come With Me Come With Me Come With Me
Come With Me Come With Me Come With Me COME WITH ME... I’ll take you with me!”
Grida entrandole nell’anima con un urlo, con un bisbiglio, con entrambi insinuandosi nella testa e trascinandola nella sua follia… Gira ancora, comincia a perdersi nelle stradine e lui non sembra mai allontanarsi…
“COME WITH ME!”
E questa volta suona come un ordine, un ordine a cui non si può disobbedire, il tono della voce del padrone, del comandante, di chi sa che i suoi ordini non possono essere disattesi… E infatti l’ultima svolta di Luna la porta in un vicolo cieco… Nessuna scala, nessun muro da scavalcare… Solo un semplice vicolo cieco…
“... Don’t be afraid... Come With Me..”.
Sibila lui atterrando finalmente nel vicolo. Lei lo guarda terrorizzata schiena contro il muro e lui le si avvicina tranquillo, ghignante
“End of the Line, Luna. E’ così che si dice, no? Mi diverte il fatto che tu abbia davvero pensato di farcela…” Non si arrende lei e prova a scivolare veloce lungo il muro, oltre di lui, ma lui è più veloce, troppo veloce… |