Beyond the Dark Life

-Soundtrack: Beyond the Dark Life

…Io e John ci sposammo una settimana dopo. In Romania, nonostante i secoli passati, la tradizione resisteva e il matrimonio a sedici anni non era affatto un evento, quella fu anche l’ultima volta che vidi mia madre, attraverso un videotelefono. Era molto felice e dava l’assenso con grande gioia, anche se ancora dubito che avesse ben capito quale delle tante fossi e che in effetti avesse capito la situazione, ma con quello che le importava di me e visti i miei voti, le parve assolutamente giusto compensarmi con un nulla osta e liberarsi di me e della mia partecipazione agli interessi famigliari (quali che fossero…). Quando salii all’altare andavo per i diciassette anni, che avrei compiuto da lì a un mese, e vestivo il bianco… John era più bello che mai, elegantissimo nel suo vestito scuro e mi sorrideva dolce mentre mi porgeva l’anello… Non scorderò mai quel momento… Alla cerimonia presero parte quasi tutti i professori ed alcuni degli studenti più curiosi.
Dopo quel giorno, le cose cambiarono radicalmente per tutti. Per noi, grazie al cielo, anche in meglio: gli insegnanti, dentro di loro tanto desiderosi di uno scandalo di cui indignarsi, vennero messi a tacere dalle nostre nozze, che suggellavano la nostra unione al di sopra di ogni voce o pettegolezzo, gli studenti, vennero forse colpiti da un gesto per loro tanto insolito e forse, nel profondo desiderosi di quelle storie un poco incredibili e che fanno un poco sognare di cui i nostri giorni sono tanto poveri, si sentirono di poter comprendere e perfino ammirare un gesto tanto “eclatante”… Il carisma che John aveva su di loro fece il resto… Da parte mia, decisi di darmi una regolata, di lasciare un poco quell’atteggiamento di sfida verso il mondo, cercando di diventare un po’ più femminile e, oltre che una buona studentessa, anche una buona moglie. Così cominciai a lasciarmi crescere i capelli e ad indossare le gonne lunghe, imparai a cucinare davvero bene ed ad accudire a tutte le faccende di casa… Dopo sposata ero così felice di vivere che il mio profitto scolastico schizzò a livelli anche prima impensabili. Questo sembrò rendere felicissimo mio marito, tanto che alla fine mi convinse a lasciare la scuola per prepararmi da privatista, in modo che saltassi gli ultimi anni di liceo e potessi passare direttamente all’università, dove avrei potuto passare ancora più tempo con lui e frequentare corsi più in linea con il mio strabiliante rendimento… Passai l’esame brillantemente e con il massimo dei voti, conseguendo un diploma con lode in pochi giorni anziché due anni…
John e io ci trasferimmo quindi in città, anche se il posto era decisamente meno paradisiaco, era almeno un po’ più reale e la gente non era tutta fatta da ricchi figli di papà, ma da persone con la mentalità un poco più aperta. Io raggiunsi John all’università, dove presi l’indirizzo di antropologia, ma poca importanza ebbe quale indirizzo presi, visto che comunque io continuai a studiare insieme a mio marito tutto quello che ci passava per le mani. Alla fine dei conti io diventai a tutti gli effetti la sua assistente e non so più quante sere passammo insieme stesi fianco a fianco a scrivere appunti o a comparare testi di ogni genere, scrivendo ragionamenti e risoluzioni per i libri che John avrebbe pubblicato… Imparai così tante cose che non pensavo possibili: John studiava e scriveva libri su argomenti veramente incredibili, sui costumi più strani dei popoli, esaminando la parte delle loro culture che invece molti ritenevano fuori dal corso della storia cioè il soprannaturale…
Stavamo bene insieme, anche se ci fu sempre un leggero strascico di quella condizione insegnante–alunna con cui ci eravamo conosciuti, condizione che, con bene placito di entrambi ci faceva sentire sempre come se fosse il nostro primo giorno di nozze e, per quanto il mio aspetto fosse ormai un po’ più maturo, mi faceva sempre sentire come una ragazzina e simile effetto doveva avere su di lui. John mi aprì a un nuovo mondo fatto di imprevisti: la città era piena di vita e opportunità. Scoprii di lui lati impensabili: era infatti un buon tiratore e, quando glielo chiesi, anche se un po’ impaurita, mi insegnò anche a sparare. Ma al di là di queste eccitanti novità, la nostra nuova vita insieme era incredibilmente felice: passavamo tutto il tempo insieme e non c’era mai un momento in cui mi annoiassi e l’allegria era perenne.
Il lavoro come insegnante di John (non lo avevo detto? Io e Johnny lasciammo il paese proprio perché gli fu offerta la possibilità di ottenere un posto come insegnante proprio all’università dove, tra l’altro, continuava a studiare) lo svolgevamo insieme ed era praticamente un divertimento. Viaggiavamo da un archivio all’altro, facendo ricerche e studiando teorie, fermandoci nei parchi per studiare i nostri testi, poi a casa talvolta finivamo per stare una in braccio all’altro mentre io gli dettavo le note da inserire e lui abbracciandomi trascriveva sul computer portatile… A volte queste cose degeneravano un po’ finendo per stare più attenti a stuzzicarci e solleticarci che a scrivere cose coerenti, ma questo faceva parte della nostra continua complicità che ci faceva sentire come in una infinita luna di miele. Coglievamo ogni momento per trasformare tutto in un nostro gioco fatto d’amorevoli carezze e lunghi sospiri con il condimento di qualche sfuggevole bacio, così il nostro tempo passava, tra le carezze ed il nostro viaggio attraverso le conoscenze oscure degli uomini che affascinava così tanto entrambi…
Diventai proprio una brava moglie, devota anche se giovane, vivace anche se matura e presto mi scordai di essere ancora sulla soglia della maggiore età anziché una donna matura… Così mi faceva sentire il suo infinito amore… Però un giorno, mentre John stava preparando un libro di cui era entusiasta, tornò a casa un poco scosso ed in disordine. Era leggermente ferito, giusto un taglio di striscio da parte di un piccolo coltello, ma mi preoccupai molto: temevo per lui… Disse che al ritorno dalla biblioteca dell’università era stato assalito senza un apparente motivo da un tizio strano, sembrava che fosse un drogato, perché continuava a sbraitare e sibilare come un cane. Tuttavia non fu un problema per il mio John , ma fuggendo, l’aggressore lasciò dietro di sé qualcosa di piuttosto incredibile… Era una borsa di monete, ma non dollari d’argento o cents, ma monete strane, mal coniate e apparentemente di qualche paese straniero… John si appassionò all’intrigo e vi studiò sopra a lungo, cominciando a scrivere un libro in gran segreto. Persino a me tenne nascosto cosa stava scrivendo, dicendomi che sarebbe stata una grandissima impresa e che sarebbe stato un gran libro…
Era da molto che non era così raggiante. Non cercava con quel libro la fama o la ricchezza: diceva invece che sarebbe stato un libro che avrebbe aperto gli occhi alla gente, un libro che avrebbe cambiato il modo di guardare il mondo… Era questa idea che lo rendeva un poco euforico, l’idea di poter insegnare qualcosa che nessun altro aveva mai insegnato. Un giorno mi disse che doveva andare a un convegno di esperti, era una cosa che era già capitata altre volte, ma questa volta era molto più eccitato. Mi disse che doveva incontrare qualcuno che gli avrebbe dato gli ultimi elementi per concludere il suo libro. Io gli diedi un bacio e lo salutai, dicendo che lo avrei aspettato per festeggiare insieme.
Così una settimana dopo, la casa era linda e il tavolo preparato per una romantica cena, con tanto di torta fatta in casa per la festa, ma… Ma non so perché… Forse… Non nacqui in questo mondo per essere felice… Non so proprio perché… Ma…